“Ho 18 anni e un’infanzia da lupo solitario”

lady_chevy
7.3

«L’infanzia che ho vissuto mi ha indurito fino a trasformarmi in un lupo solitario. Diciotto anni, e non ho mai avuto un ragazzo. Nessuno mi ha mai invitata a uscire. Non ho mai ricevuto una lettera d’amore. Mi sono sempre sentita brutta e indesiderabile …».

Vi presento Amy Wirkner di Bernasville, Ohio, ultimo anno di High school, aspirante veterinaria alla Ohio State University, Columbus. A scuola tutti la chiamavano, bullizzandola, Lady Chevy, perché grassa e con il posteriore robusto come il didietro di certe Chevrolet d’epoca. Ora «non ce l’ho più con loro, nemmeno adesso che mi sorridono e con tenerezza mi chiamano “Chevy”.

Ho imparato a ridere insieme a loro, a nascondermi dietro la timidezza e una determinazione da secchiona», con un cuore oscuro e una gran volontà di abbandonare la sua cittadina, ai piedi degli Appalachi, martoriata dal fracking, che inquina falde acquifere e atmosfera, ma che ha reso più ricchi i ricchi e un po’ meno poveri alcuni abitanti di Bernasville, fra i quali i suoi genitori. Poco importava, forse, se tossivano tutti, gli bruciava la gola e avevano figli epilettici e deformi.

Woods ha scritto un gran romanzo d’esordio, intrigante e coinvolgente. Un horror che racconta l’America rurale pullulante di personaggi suprematisti filo-nazisti ma stanchi e rassegnati allo status quo come Tom, lo zio di Amy, reduce dall’Iraq; o Hastings, il poliziotto-intellettuale, che aveva abbandonato il dottorato in filosofia, insofferente alle chiacchiere e con la sinistra propensione a far giustizia senza passare dai tribunali, che ascolta Bach sull’auto di servizio e che ha tradito Platone per Nietzsche. O il padre di Amy, un uomo sconfitto dalla vita, ecologista, credente e politicamente corretto a differenza della moglie che, pur preparando cibi sani, chiama “negro” Obama, il presidente. «Chiama tuo padre, allora – le dice –. Lo farà linciare come ai vecchi tempi. Così si aggiusta tutto, no?». Il nonno di Amy apparteneva agli incappucciati del Ku Klux Klan, che bruciavano i “negri” e le croci. Amy è tutto questo e il suo contrario. Sullo sfondo c’è posto anche per gli amish.

In questa estraneità violenta, tenuta insieme da ancestrali vincoli di sangue, dove l’amore fatica a far sentire la propria voce, nonostante il cuore di Amy batta più forte per Paul, un suo compagno di classe, il valzer dei sentimenti e delle azioni conseguenti entrano in coni d’ombra in cui la morte si presenta per chiudere i conti. È un riscatto sanguinoso e terribile, orrorifico. Le strade del bene si trasformano, nonostante le nostre buone intenzioni, in strade del male, che poi possono declinare in qualcos’altro.

L’America rurale diventa, così, lo specchio di un mondo – che è anche il nostro – rotolante verso un abisso di tenebre, ma allo stesso tempo una flebile luce di speranza balugina qua e là nel buio; una speranza che cresce, però, allontanandosi dall’abisso. Bisogno solo capire dove sta l’abisso. Lo zio Tom, che è un bianco, ha addestrato Amy a sparare e la nipote è stata un’ottima allieva.

(John Woods, Lady Chevy, NNE, 2021, pp. 377, 18 euro recensione di Glauco Bertani)

 

THE OHIO EXPRESS, Yummy Yummy Yummy

BOB SEGER, Nutbush City Limits

DEVO, Mongoloid

TOM PETTY and THE HEARTBREAKERS, Refugee

GOAT, Diarabi

DEAD SKELETONS, Dead Mantra

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.

I nostri voti


Stile narrativo
8
Tematica
8
Potenzialità di mercato
6