Da Hamas è arrivato un “sì”, seppur condizionato, al piano di pace in 20 punti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per mettere fine ai massacri a Gaza. La fazione islamica ha annunciato ufficialmente di essere pronta a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani, così come previsto dal piano Usa, ma ha chiesto “ulteriori discussioni e negoziati” sulla proposta americana – proponendosi anche per un futuro ruolo nella Striscia di Gaza, eventualità invece finora esclusa da tutti.
“È un grande giorno, un giorno speciale, forse senza precedenti in molti modi”, ha commentato Trump in un videomessaggio postato su Truth, ringraziando tutti i Paesi che hanno collaborato agli sforzi per arrivare a questa mediazione.
Israele, da parte sua, si sta preparando ad attuare la prima fase del piano statunitense per far tornare a casa gli ostaggi: “Continueremo a lavorare in piena collaborazione con il presidente e il suo staff per terminare la guerra in conformità con i principi stabiliti da Israele che sono coerenti con la visione del presidente Trump”, ha spiegato l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu.
Nel frattempo, secondo quanto riportato dal Times of Israel, i vertici politici israeliani avrebbero ordinato all’Idf di “ridurre al minimo” la campagna militare per conquistare Gaza City: nessun ritiro, la città rimane sotto assedio, ma le truppe stanno effettuando solo operazioni difensive per le forze schierate nell’area.
Dalla mattinata di sabato 4 ottobre, inoltre, gli attacchi dell’esercito israeliano in tutta la Striscia di Gaza dovrebbero essere temporaneamente sospesi per favorire la concretizzazione del piano di pace Trump: la direttiva dei vertici politici israeliani sarebbe stata quella di attaccare solo nei casi in cui venga identificata una chiara minaccia per le forze dell’Idf.







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