Fu trasferito da Reggio per “favori al Pd”: ora Mescolini vuole oltre 500.000 euro di danni

Marco Mescolini procuratore capo Pesaro – YT

Marco Mescolini, attuale procuratore di Pesaro, ha chiesto al Consiglio superiore della mgistratura (Csm) e al Ministero della giustizia un maxi-risarcimento danni di 543.825,47 euro per la vicenda che lo ha visto protagonista nel 2021: all’epoca il magistrato era procuratore capo di Reggio, ma nel febbraio di quell’anno fu rimosso dal suo incarico e trasferito a Firenze come sostituto procuratore per “incompatibilità ambientale con ogni funzione giudiziaria nel distretto di Bologna”.

Quattro pm della Procura reggiana – Isabella Chiesi, Rita Pantani, Valentina Salvi e Giulia Stignani – avevano inviato un esposto al Csm lamentando una “situazione di disagio creatasi per la mancanza di serenità nello svolgimento del lavoro” a causa “dell’asserita perdita di credibilità e autorevolezza dell’istituzione rappresentata, che sarebbe apparsa all’esterno priva di indipendenza”.

L’accusa a Mescolini, nello specifico, era quella di aver “favorito” con le sue decisioni il Partito Democratico locale in almeno due occasioni: la prima, quando nel gennaio del 2020 ritardò la notifica degli avvisi di conclusione indagini per il caso Bibbiano, in cui risultava coinvolto anche – tra gli altri – il sindaco Pd del paese reggiano Andrea Carletti (Mescolini spiegò di non aver voluto interferire con le imminenti elezioni regionali in programma in Emilia-Romagna); la seconda, quando nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nei bandi del Comune di Reggio, l’allora procuratore capo avrebbe chiesto di non iscrivere nel registro degli indagati il sindaco Luca Vecchi e avrebbe temporeggiato per rinviare alcune perquisizioni a dopo le elezioni comunali, per evitare di “influenzarle”.

Per questo, dopo l’istruttoria sul caso, e su proposta dell’allora consigliere Nino Di Matteo, nel febbraio del 2021 il Csm dispose il trasferimento d’ufficio di Mescolini a Firenze per incompatibilità ambientale, tratteggiandolo come “magistrato che ha a cuore le sorti degli esponenti politici locali del Pd”. In un primo momento il provvedimento era stato confermato dal Tar del Lazio, ma nel maggio del 2024 la settima sezione del Consiglio di Stato lo ha annullato per “incompletezza del quadro istruttorio“.

La riabilitazione ha fatto tornare Mescolini alla carica. La cifra totale del risarcimento richiesto è così suddivisa: 500.000 euro per quello che viene definito “danno all’immagine e alla reputazione professionale”, altri 43.825,47 euro per “danni patrimoniali conseguenti al trasferimento” (ovvero le spese di vitto, alloggio e trasporti che il magistrato ha dovuto affrontare dopo il suo spostamento forzato nella capitale toscana).

Ma Mescolini mira anche più in alto: forte del pronunciamento del Consiglio di Stato a suo favore, intende chiedere infatti un ulteriore risarcimento, da quantificare con una perizia, per il presunto “danno da perdita di chance“, accusando il Csm di aver provocato, con il suo provvedimento illegittimo, una battuta d’arresto alla sua carriera, che gli avrebbe impedito di maturare negli ultimi anni il curriculum necessario per aspirare al vertice di procure di rilievo (ad esempio Bologna, Roma o Milano) o alla Direzione nazionale antimafia.



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