Fotografia Europea, fino al 17 giugno a Reggio Emilia

Dal 20 aprile al 17 giugno 2018, a Reggio Emilia torna Fotografia Europea, il festival, giunto alla XIII edizione, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia, interamente dedicato alla forma d’arte che più di altre comunica e interpreta la complessità della società contemporanea.

Dopo il successo di Fotografia Europea 2017, chiusa con un bilancio positivo e una rete nazionale sempre più forte di sinergie che hanno portato Reggio Emilia a dialogare con le più importanti istituzioni culturali della regione (Fondazione Mast di Bologna, Csac dell’Università di Parma, Collezione Maramotti, Fondazione Fotografia di Modena e dal 2018 si unisce anche Osservatorio Fotografico d Ravenna) e a ospitare gli Stati generali della Fotografia promossi insieme al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la macchina organizzativa è in piena attività per preparare il nuovo appuntamento sempre più ricco e innovativo.

 
Curata dal comitato scientifico della Fondazione Palazzo Magnani – composto da Marzia Faietti, Marco Belpoliti, Vanni Codeluppi, Walter Guadagnini, Gerhard Wolf – sotto la direzione artistica di Walter Guadagnini, Fotografia Europea 2018 ruoterà attorno al tema RIVOLUZIONI – Ribellioni, cambiamenti, utopie.
 
Il programma proporrà mostre, conferenze, spettacoli e attività formative, ospitati nelle principali istituzioni culturali e sedi espositive della città, animato da protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, per sollecitare un confronto fra differenti espressioni di creatività e di pensiero.
 
“Come rappresentare allora fotograficamente la rivoluzione oggi – si domanda Walter Guadagnini,direttore artistico del Festival – insieme e al di là del tradizionale reportage ‘E soprattutto, che significato può avere oggi il termine rivoluzione, in un mondo complesso, segnato da squilibri sociali sempre più marcati e dalle grandi migrazioni, fattori che minano la stabilità di intere aree geografiche e culturaliì Chi è il rivoluzionario, oggi ? Difficile figurarsi l’epica di Che Guevara riportata nell’attualità, nel momento in cui il mito rivoluzionario è diventato icona funzionale ad ogni uso: forse anche in questo caso è necessario ripensare non solo le immagini, ma l’immaginario collettivo del mondo odierno”.
 
“A tutte queste possibili interpretazioni e suggestioni – conclude Walter Guadagnini – è dedicata la nuova edizione di Fotografia Europea, un’edizione che può dunque porsi sotto l’egida della rivoluzione dello sguardo e della visione conseguente proprio alla nascita della fotografia (che venne salutata come “un’arte nuova in mezzo a una vecchia civiltà”, in perfetta condizione rivoluzionaria dunque), e che anche oggi segna le pratiche della fotografia all’epoca della rivoluzione digitale. Ma la rivoluzione digitale è una vera rivoluzione, o si tratta solo di un’evoluzione?”
 
Azione e immaginario è il titolo che riunisce tre mostre Activism, Saggio sulla cecità ed Energia Potenziale di artisti Under 35, in programma nel circuito ufficiale di Fotografia Europea, che saranno inaugurate domani venerdì 20 aprile a partire dalle ore 19 nel nuovo spazio cittadino U30Cinque, (piazza Scapinelli 1), mentre sabato alle ore 11 si svolgerà la visita guidata con il curatore.
 
I progetti, che testimoniano il forte sostegno del Comune di Reggio Emilia alla creatività under 35 e ne esprimono la forza e l’attualità, sono a cura di Daniele De Luigi. Alla luce del tema generale di Fotografia Europea, esprimono quella spinta al cambiamento, alimentata da una miscela di azione e immaginario, che nei giovani artisti trova naturale espressione. La prima esposizione Activism raccoglie le proposte di otto artisti, selezionati tramite la call pubblica indetta dalla sesta edizione di Giovane Fotografia Italiana.
 
Marina Caneve (Belluno, 1988) intitola Are they rocks or clouds? l’indagine territoriale sulle Dolomiti che mira alla conoscenza del rischio idrogeologico. Alice Caracciolo (Pisa, 1986) e la fotografa turca Cemre Yesil con Piet[r]à si confrontano sul valore mistico e spirituale della pietra e sui legami che esistono tra il popolo italiano e quello turco.
 
Valeria Cherchi (Sassari, 1986) con Some of you killed Luisa propone un progetto sul complesso tema dei sequestri a fine di estorsione in Sardegna, basandosi su fatti avvenuti e attingendo alle fonti. Tomaso Clavarino (Torino, 1986) affronta con Confiteor.Io confesso un viaggio nelle profonde ferite e negli assordanti silenzi di chi ha sperimentato l’orrore di abusi per mano di preti e membri del clero.
 
Carlo Lombardi (Pescara, 1988) con Dead sea indaga le cause che stanno portando all’estinzione della tartaruga Caretta nel bacino del Mediterraneo, con una particolare attenzione verso il ruolo che ricopre l’uomo in questa vicenda. Lorenza Demata (Napoli, 1988) nel suo lavoro It all started when some of us left the country affronta il concetto di identità nel contesto migratorio contemporaneo e mettendo in scena una curiosa analogia tra persone straniere e le risorse alimentari d’importazione.
 
Jordan General Elections 16 di Zoe Paterniani (Pesaro, 1991) racconta la città di Amman in Giordania durante le elezioni parlamentari del 2016.
 
L’edizione 2018 di Giovane Fotografia Italiana introduce inoltre un’importante novità con l’istituzione del primo Premio per la Giovane Fotografia Italiana, del valore di 2000 €, che domenica 22 aprile, alle ore 12, sarà assegnato dalla giuria composta da Walter Guadagnini, Federica Chiocchetti, Stefania Scarpini, alla presenza del sindaco Luca Vecchi, dell’assessore Raffaella Curioni, di Luigi Ratclif Segretario GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani e del curatore.
 
La seconda Saggio sulla cecità è il risultato di un programma di residenze, Mediterranea Youth Photo, svolte da Federica Landi (Italia, 1986), Emeric Lhuisset (Francia, 1983) e Ana Catarina Pinho (Portogallo, 1983) tra Reggio Emilia, Parigi e Braga al fine di realizzare un progetto comune sul tema del Mediterraneo.
 
Muovendo dalla metafora del romanzo Cecità di José Saramago di una società odierna in cui le persone "pur vedendo, non vedono", i loro lavori si confrontano sul fenomeno migratorio e le paure dell’Europa. In The Death of Tiresias l’artista riminese Federica Landi ha lavorato con le donne africane respinte da Goro e Gorino nel 2016, creando dispositivi che invitano a riflettere sull’esposizione mediatica e sui limiti del vedere. Emeric Lhuisset, fotografo parigino che si occupa da anni della rappresentazione dei conflitti, con la serie L’autre rive mostra la vita quotidiana di rifugiati d’Europa, conosciuti anni prima in zone di guerra. Le immagini realizzate con stampe cianotipiche sono destinate a svanire come accaduto ad altri amici scomparsi in mare. La fotografa portoghese Ana Caterina Pinho in The middle sea fa affiorare le tensioni nascoste che percorrono le acque del Mediterraneo, e l’intreccio di storie e rotte di migranti di cui ha personalmente raccolto le testimonianze.
 
Energia Potenziale infine è frutto della residenza a Reggio Emilia delle artiste Calori & Maillard nell’ambito del progetto "DE.MO / Panorami contemporanei e luoghi in trasformazione – Residenze di Fotografia in Italia". Le due artiste hanno affrontano il tema della rigenerazione urbana, confrontandosi  con le architetture storicizzate dei vecchi capannoni delle Officine Meccaniche Reggiane e gli avveniristici ponti di Santiago Calatrava. Attraverso la performance, la scultura e la fotografia, le artiste costruiscono un’ironica allegoria delle forze del potere politico ed economico che attraversano le rivoluzioni sociali, culturali e tecnologiche della storia.
 
Le esposizioni sono realizzate con GAI – Associazione per il circuito dei Giovani Artisti Italiani, in collaborazione con prestigiose realtà internazionali come FetArt – Circulation(s), Festival de la Jeune Photographie Européenne di Parigi, Photoworks – Brighton Photo Biennial, BJCEM – Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Festival Encontros da Imagem di Braga e la Fondazione Palazzo Magnani – Festival Fotografia Europea, con l’apporto di partner locali come STU Reggiane Spa e Istoreco per il progetto Energia Potenziale, e cofinanziate da Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, da Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale e da Anci.
 
Activism, open call di Giovane Fotografia Italiana è attuata con il contributo di Reire srl.
 
Luca Vecchi (sindaco di Reggio Emilia) – Torna Fotografia Europea e, come ogni anno, la città si prepara ad uno dei momenti più vivaci sul piano creativo e culturale del 2018. 
Grandi mostre, dialoghi con esperti di livello internazionale, spettacoli e workshop, il protagonismo degli artisti reggiani e degli amatori che – di volta in volta – stupiscono sempre più, arricchendo la sezione Off di proposte nuove e ambiziose, in centinaia di luoghi della città diventati nel corso del tempo tappe quasi obbligate di un tour che, per diversi weekend, ci vedrà scoprire e riscoprire Reggio Emilia sotto una nuova luce. 
 
Dal 20 aprile al 17 giugno 2018 il tema sviluppato sarà “Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie” e attendiamo tutti con curiosità l’esito dei lavori che verranno esposti. 
 
Fotografia Europea è la storia di un appuntamento di successo che si è affermato nel tempo, corroborando la propria corsa su una serie di collaborazioni che hanno saputo crescere e diventare ciò che sono oggi. L’intuizione vincente di chi, prima di noi, diede vita all’idea; l’adesione di tanti privati che si sono accostati a questo momento dapprima incuriositi, poi entusiasti ed infine, in alcuni casi fra loro, convinti sino al punto da diventare partner; le persone che dentro e fuori all’Amministrazione comunale e a Palazzo Magnani ci hanno lavorato e ci lavorano, le centinaia, migliaia di reggiani che espongono proprie opere o aprono le porte dei propri esercizi commerciali, dei propri appartamenti e dei propri condomini per farne splendide “gallerie d’arte” per un periodo.
 
Fotografia Europea 2018 svelerà ai propri concittadini nuovi spazi sinora mai aperti al pubblico, importanti collaborazioni – istituzionali e non – che le permettono di fare un ulteriore salto di qualità, una rete di città aderenti in Emilia-Romagna ancora più estesa rispetto al 2017: si tratta di una vera e  propria rete denominata Sistema Festival Fotografia che vede uniti insieme Fotografia Europea di Reggio Emilia, Photolux Festival di Lucca, Cortona On The Move, Festival della Fotografia Etica di Lodi e SI FEST di Savignano sul Rubicone, per sviluppare iniziative comuni, committenze fotografiche e molto altro in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. A queste collaborazioni si aggiungono partnership internazionali che proiettano questa grande kermesse reggiana al di là dei confini e che richiamerà in città produzioni dall’estero.
 
Fotografia Europea è al tempo stesso un momento di cultura alta e una dimostrazione di democrazia e di partecipazione – civica ed artistica – alla vita della comunità, che con orgoglio portiamo avanti. Lo facciamo e lo faremo lavorando ogni anno per migliorarla sempre più, assieme ai cittadini.
 
Davide Zanichelli (presidente Palazzo Magnani) – Viviamo il tempo del rapido consumo: merci, persone, parole.
Esistono tuttavia parole che con maggiore intensità di altre subiscono un logoramento costante che depotenzia la loro carica espressiva ed evocativa: tutto diventa così uguale a tutto. 
“Rivoluzione” è una di queste parole, non indenne dal processo di usura che arriva a proporre come “rivoluzionarie” situazioni in verità del tutto pianificate, tappe di evoluzione programmata e spacciata per sorprendente. L’imprevisto spiazzante così come i segnali dell’astuzia della Ragione all’opera sono qualcosa di sempre più difficile da scorgere. 
Fotografia Europea 2018, giunta alla XIII edizione, si occupa di “Rivoluzioni”, necessariamente al plurale.
A cinquant’anni dal 68, ma considerando anche l’incredibile progressione di cambiamenti che hanno investito il pianeta a partire da quegli anni, lo sguardo degli autori coinvolti si misura con il tentativo di sospendere il processo di usura della parola, portando a rappresentazione il momento della discontinuità, la cesura che distingue un prima e un dopo che non potrà mai più essere come prima. Fino a intuire l’orizzonte dell’utopia, che non sarà mai.
Invito dunque il lettore di questo catalogo a visitare le mostre e gli eventi di quest’anno prendendo in prestito ancora le parole di Dylan: “[…] keep your eyes wide / The chance won’t come again”.