Fontanelice. Minaccia, picchia e violenta la moglie perché “non rispetta gli obblighi religiosi”: arrestato

carabinieri auto notte

Un pizzaiolo di 32 anni originario del Bangladesh è stato arrestato dai carabinieri di Fontanelice, in provincia di Bologna, con le accuse di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e lesioni personali aggravate: l’uomo, sostenendo che la moglie – anche lei originaria del Bangladesh – non rispettasse “gli obblighi di famiglia”, ovvero quelli stabiliti dalla loro religione, in diverse occasioni l’avrebbe picchiata, minacciata di morte e costretta a rapporti sessuali contro la sua volontà.

Quando la donna, poco più che ventenne e madre di due bambini piccoli, si è rivolta ai militari per chiedere aiuto, temendo per la sua stessa vita, è emerso un contesto domestico agghiacciante. Secondo il racconto della giovane, il marito avrebbe cominciato a maltrattarla circa due anni fa, al suo arrivo in Italia, dove il 32enne già viveva da qualche tempo.

Nei mesi a seguire l’uomo l’avrebbe sottoposta a umiliazioni, minacce di morte, percosse, violenze sessuali e periodi di isolamento forzato a casa dedicati alla preghiera, dandole la possibilità di uscire soltanto per andare a fare la spesa ma vietandole qualsiasi contatto sociale all’esterno, per evitare di farla interagire e integrare con la comunità italiana.

Dopo la denuncia della donna i carabinieri hanno immediatamente attivato il protocollo previsto dal cosiddetto “Codice Rosso” (legge n.19 del luglio 2019), un importante pacchetto di norme relative al contrasto alla violenza domestica e di genere che, oltre a velocizzare l’instaurazione del procedimento penale nei casi di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, ha introdotto novità anche nel codice di procedura penale per rendere più efficace e concreta la tutela delle vittime di questi reati.

Verificata la versione dei fatti della vittima, dopo alcune settimane di indagini dei carabinieri il 32enne bengalese è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla procura di Bologna e firmata dal gip Domenico Panza.