Fondazione Manodori presenta un volume sull’Appennino Reggiano

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Sabato 17 novembre alle ore 11, nella Sala degli Specchi del Teatro Valli di Reggio Emilia, sarà presentato un volume, dal titolo ‘Memorie di vita quotidiana nell’Appennino reggiano’. L’iniziativa è un appuntamento tradizionale che ogni anno, in occasione delle festività natalizie, la Fondazione Manodori promuove per far conoscere aspetti ancora poco indagati della storia dell’arte locale oppure ricerche inedite, talvolta accompagnate da percorsi espositivi.

Ci sono le reti per alpeggio, il rastrello per mirtilli, l’arcolaio e le roncole nel libro che la Fondazione Manodori ha dedicato all’Appennino Reggiano. Oggetti che ora non si usano più, ma che un tempo erano parte della quotidianità della vita in montagna. Un recupero che sottintende la narrazione di un modo di vivere, di lavorare e di entrare in rapporto con il proprio territorio.
Sono le radici di una popolazione, i segni e le tracce di una cultura diffusa che fa parte della storia di chi ha vissuto sul crinale e di chi ancora lo abita. Passato e presente si intrecciano nei gesti semplici di ogni giorno e di cui gli oggetti danno testimonianza.

Un patrimonio di storia e di valori che la Fondazione Manodori ha voluto raccogliere in un volume per restituirlo alla nostra comunità e permettere anche alle nuove generazioni di conoscere da dove veniamo.
La raccolta di oggetti e manufatti che il collezionista Fausto Conti ha generosamente donato alla Fondazione diventa così un’eredità culturale e sociale che ora possiamo condividere e studiare. Per comprenderla.
Il ‘piccolo museo’ etnografico che Conti ha raccolto con passione e pazienza negli anni ci svela anche usanze, tradizioni, modi di dire, una compagine sociale con forti legami di condivisione e solidarietà.
La curiosità del collezionista ha dato origine a questo catalogo della vita quotidiana e del lavoro in montagna, la cura e la precisione hanno portato ad ordinarlo in base alla funzione e alla zona d’origine, dando conto anche di differenze di ambiente familiare e di habitat naturale. Le epoche sono diverse, dal Cinquecento al secolo scorso, ma hanno in comune l’idea che nulla sia mai stato costruito inutilmente ed ogni oggetto sia nato per rispondere ad un bisogno preciso. In casa, nei campi o nelle botteghe artigiane.


L’intento della Fondazione Manodori è di mettere a disposizione per la fruizione pubblica tutti questi manufatti, perché nulla vada disperso e possano continuare a raccontare le storie degli uomini e delle donne che li hanno creati.

Il tema della memoria ricorre spesso nei volumi realizzati dalla Fondazione Manodori. Ed è proprio perché un patrimonio comune non vada disperso che la Fondazione promuove prodotti editoriali che poi restano a disposizione della nostra comunità, di studiosi, di istituzioni culturali.