Un tempo le Feste dell’Unità erano il cuore pulsante della politica popolare italiana. Kermesse di massa, radicate nei quartieri e nelle campagne, capaci di intrecciare cultura e politica, dibattito e convivialità. Non erano soltanto sagre di partito: erano laboratori sociali, palcoscenico per intellettuali, musicisti, registi, oltre che tribuna per i leader politici. Settembre, con la Festa nazionale dell’Unità, segnava davvero la ripresa della vita politica nazionale dopo la pausa estiva.
Oggi di quel patrimonio resta poco più che il nome. Il Pd non ha nulla da spartire con l’Unità, che fu organo del Pci, e la sua festa appare sempre più come un rito stanco, una fiera casalinga che parla solo a se stessa. Non più luogo di confronto con la società, ma occasione di passerella per le correnti interne e per gli ospiti “graditi” del cosiddetto campo largo.
Dal 2 al 14 settembre, a Reggio Emilia, non si annuncia un momento di apertura, ma un esercizio di autoreferenzialità. La verità è che la festa non è più festa, ma routine: meno entusiasmo, meno partecipazione, meno radicamento sociale. I giovani non ci si riconoscono, i simpatizzanti la vivono come un rito ripetitivo, l’opinione pubblica la ignora. Ciò che era nato come manifestazione popolare di un’identità collettiva è oggi ridotto a calendario interno di partito.
Le Feste dell’Unità non hanno più un significato politico-culturale degno di nota. Il vuoto che lasciano è quello di un Paese dove la politica ha perso il contatto con la vita reale, con le piazze, con la dimensione comunitaria. La politica si è trasferita nei talk show e nei social, mentre nelle feste resta solo la nostalgia. Se un tempo erano la prova generale di una sinistra che sapeva parlare al popolo, oggi sono il simbolo di un partito che si rivolge solo a se stesso. E la differenza è abissale.







Che dio vi maledica dal primo all’ultimo: mercoledì 3 settembre avete tenuto sveglia la città fino all’una di notte. Nessun rispetto per chi deve riposare ed alzarsi al mattino presto: o credete che tutti i reggiani non facciano un caxxo da mane a sera?
SS (superfluo stupore): gli sgherri della gang che (s)governa la città non devono mica alzarsi presto per timbrare il cartellino…