Emma Marrone si racconta in un docufilm: “Sbagliata Ascendente Leone”

Emma Marrone foto Nicole Verzaro
9.2

“La mia vita? Una sequenza di sliding doors“. È Emma Marrone a parlare di sé, finalmente sgravata da ogni fardello, alla fine dell’anteprima del suo docufilm “Sbagliata Ascendente Leone”, che non ha nemmeno voluto vedere: “Lo guarderò domani, con calma. Per me poi quando una cosa arriva al pubblico è andata, ed è già il momento di guardare oltre”.

Il vero racconto di RealBrown è disponibile in esclusiva su Prime Video dal 29 novembre. Senza sovrastrutture, senza distanze, senza filtri, senza revisioni: perché “la censura sta facendo molto male all’arte e io ho chiesto che tutto quello che fosse girato, montato e visto fosse sempre autentico”.

Diretto dal duo registico Bendo (Lorenzo Silvestri e Andrea Santaterra), “Sbagliata Ascendente Leone” nasce proprio da un’idea di Emma Marrone, che si racconta in prima persona; un resoconto sincero della donna, del suo coraggio e delle sue fragilità, che sono anche la sua più grande forza. Un ritratto inedito dell’artista, del suo talento e della sua forte determinazione. Dentro e fuori dal palco.


Un film che Emma ha voluto dedicare a suo papà, “perché è quello che mi rimane”, racconta commossa in conferenza stampa: “Per quanto io tenti di controllare tutto quello che mi gravita intorno e che del resto è quello che mi fa anche avere “polso” nel lavoro e insieme mi fa anche stare con i piedi per terra, sono umana e sono un’artista; naturalmente empatica e a volte anche pazza, ed è inevitabile che l’emotività, a tratti, prenda il sopravvento. L’importante è che poi ci siano le persone giuste che ti aiutino a indirizzare questa emotività; altrimenti non riuscirei a scrivere le canzoni che ho scritto, o a salire sul palco donandomi agli altri senza scudi. Io lascio sempre spazio all’imprevedibilità, perché senza smetterei di stupirmi; mentre, al contrario e fortunatamente, ancora mi stupisco di tutto quello che mi succede”.

La colonna sonora del progetto, variegata (perché non è tutta di Emma, ma è quella che meglio la racconta) e puntuale, chiude con l’omonimo brano “Sbagliata Ascendente Leone”, scritto dalla stessa Emma insieme ad Alessandro La Cava e Francesco “Katoo” Catitti (produttore del brano), disponibile in contemporanea all’uscita del docufilm su tutte le piattaforme di streaming e in digitale.

“È vero che abbiamo iniziato a lavorare al nuovo album – dichiara l’artista – ma è anche vero che ho avuto bisogno di spostarmi dalla scena per godere di uno spazio personale con la mia famiglia; e anche se ho ripreso da poco, mi piacerebbe non avere troppe pressioni dalla gente. Non nego che in questo mese di “ritorno alla vita” mi si sia aperta una vena artistica enorme e ci siano un sacco di belle canzoni già pronte, ma è come se avessi bisogno d’imparare a camminare da zero. Anch’io spero di tornare presto sulla scena musicale, ma ho sempre pensato che la qualità sia fondamentale e fin quando non avrò un prodotto degno dei miei dodici anni di carriera, starò zitta”.

Girato nell’arco di due anni e mezzo, “Sbagliata Ascendente Leone” mostra tutte le sfumature di Emma, attraverso emozionanti confessioni, testimonianze del passato e scene di vita quotidiana, che svelano le ragioni che stanno dietro alle sue scelte, alle sue prese di posizione e ad aspetti di Emma spesso inutilmente al centro di polemiche e giudizi. Un viaggio tra le diverse tappe del percorso che l’hanno resa l’artista che è oggi, in tutta la sua umanità.

Una vita in movimento, fatta non solo di lustrini e che la cantante è pronta a condividere, anche quando la giostra si ferma e le luci si spengono, ma la musica resta al centro.

“Con questo docufilm – continua Emma – mi aspetto che le persone capiscano meglio il mio atteggiamento, le mie scelte. Com’è stato girarlo? Liberatorio, direi. Ho scelto di farlo nel momento giusto e solo dopo aver intrapreso un grande lavoro di accettazione su me stessa. Mi auguro che tante persone si ritrovino in queste storie che racconto e, come me, alla fine si sentano libere. Non ho mai avuto scheletri nell’armadio e se mai ne avessi dovuti avere, adesso direi che non ce n’è più nemmeno mezzo”.


“Sbagliata” per modo di dire. Una provocazione, forse; un modo come un altro per gridare contro chi s’impegna per far sentire sbagliati gli altri: “La rivincita – per Emma – di chi come me si sente sempre a disagio ma è bravo a mascherarlo; di chi, pur non sentendosi mai al posto giusto, cavalca l’onda. È bello essere imperfetti, fuori tempo, fuori luogo, perché è quello che ci rende unici”.

Una grande artista che non ha paura di mostrare i propri cedimenti e che allo stesso tempo, con una tempra unica, regge agli urti e reagisce alle prevaricazioni di un destino irriverente, fino a farsi portavoce di un cambiamento: “Non credo di essere l’unica donna ad aver perso le ovaie in età giovanissima. Le donne accettano e reagiscono, ma non hanno magari i mezzi per portare a termine il loro desiderio. La medicina e la scienza hanno fatto passi da gigante, ma l’informazione manca. Sono tante le donne che non conoscono la possibilità tangibile della conservazione degli ovuli. Decidere di avere un figlio in una condizione del genere è un atto d’amore. Di donne che rimangono incinte per caso ce ne sono tante e di donne che vorrebbero rimanere incinte ma non possono altrettante, ma dovremmo avere tutte lo stesso diritto. Ci dovrebbe essere un’apertura sull’inseminazione artificiale (e su altri argomenti) che oggi non c’è”.

E a chi le chiede quanta fatica si fa nel rialzarsi ogni volta, Emma risponde: “Io sono privilegiata, faccio il lavoro che ho sempre sognato da bambina. Fortuna, caso, talento, non saprei, ma ce l’ho fatta, mentre tanti non ce la fanno e io ho sempre questo senso di gratitudine nei confronti della vita. Poi mi sento come il capitano della nave che non la molla: io non lascio la gente a terra, perché nel frattempo intorno a me ho costruito una squadra di gente che deve lavorare e finché io lavoro lavorano tutti. Ho un senso di responsabilità nei confronti delle persone che si fanno ogni giorno in quattro per farmi stare dove sto e io devo tutto a queste persone. E se la nave dovesse andare a picco, piuttosto vado a picco con lei”.

In buona sostanza: “Meglio sbagliata ma felice, che tristemente frustrata”.
Un piacevole lezione di vita.

I nostri voti


Narrazione
9
Registro
8
Cinematografia
9
Musica
10
Potenzialità di pubblico
10