Editoriale. Cottarelli hombre vertical

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Un’ottima occasione per parlare bene dei politici è la scelta di Carlo Cottarelli, vero hombre vertical, il quale eletto in Parlamento nel Pd e non riconoscendosi nella nuova linea del partito a guida Elly Schlein ha deciso di dimettersi non solo dal gruppo, ma dal Senato stesso, rinunciando ai privilegi e ai vantaggi che la posizione gli avrebbe assicurato per quattro anni e mezzo, senza vincolo di mandato.

Che Cottarelli fosse una persona seria e capace lo diceva già il suo curriculum. Non per caso ricevette da Mattarella l’incarico di formare il nuovo governo nel 2018, in una fase di stallo delle consultazioni per palazzo Chigi, l’anno del trionfo elettorale grillino. Fu l’autore di una spending review nei conti pubblici italiani sfortunamente (ma non sorprendentemente) finita nel dimenticatoio. Troppo corretto, troppo serio per questo Paese inadatto alla responsabilità e all’etica pubblica.
Schlein è una giovane leader socialista, vicinissima alla Cgil e al M5S, apertamente oppositrice del riformismo liberal-democratico dentro e fuori il suo partito. Al contrario, Cottarelli è lontano anni luce dalle sirene stataliste e assistenzialiste che il Pd odierno ha iniziato a propugnare, quasi che il massimalismo della sinistra novecentesca fosse tornato di moda: probabilmente, una moda effimera.
Cottarelli sarebbe l’uomo giusto da spendere per chiudere le baruffe tra Renzi e Calenda e creare una vera forza liberale e riformista capace di riportare fasce importanti di elettorato approdate a destra più per disperazione che per convinzione. Anche la Bonino si potrebbe aggregare, soprattutto in vista delle elezioni europee del 2024. C’è da augurarsi che lo cerchino, Cottarelli, con argomenti seri, solidi e convincenti. Di quelli come lui, che sanno dare l’esempio, l’Italia ha estremo bisogno.