Dunque alla fine Bonaccini

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Dunque alla fine Bonaccini, con Prodi grande officiante, ha organizzato la propria corrente.
O, come lui la definisce, “un’area culturale e politica”: Energia Popolare.

Che lo avesse in mente già poco dopo la sconfitta alle primarie “aperte” o che siano state (come è probabile) le mosse successive della segretaria a spingerlo a compiere questa scelta, ora poco cambia.
Nel Pd esiste alla luce del sole una minoranza del 46,2% di auto-dichiarata ispirazione riformista e guidata, fatto di non poco conto, dal suo stesso presidente.

È presto per giudicarne gli esiti, ma non è presto per sapere cosa rappresenta e a cosa serve una corrente di partito.
Rappresenta sostanzialmente un aggregato di potere e serve a inserire i propri aderenti negli organi del partito per influenzarne le scelte politiche.
A partire dalla formazione delle liste elettorali.
Senza nulla togliere alle buone intenzioni “culturali” di Bonaccini, pensiamo che il punto sia proprio questo: come si andranno cioè a comporre le liste elettorali in vista delle elezioni amministrative ed europee del prossimo anno.

Bonaccini non poteva aspettare altro tempo se voleva far pesare i voti raccolti durante le primarie.

E da qui arriviamo a Reggio, dove i vertici del Pd sono in gran parte schierati con lui.
La scelta di Bonaccini aiuterà i reggiani a uscire dalle loro incertezze e ritardi sul candidato Sindaco?
Gli interessati scioglieranno le loro riserve per evitare di diventare, loro stessi, delle riserve?
Si daranno, insomma, una mossa?

È chiaro che la Schlein, nel frattempo, non starà semplicemente a guardare.

Non si vota solo a Reggio.
L’accordo sulla nostra città potrebbe anche essere il frutto di una sintesi di equilibri nazionali.
Qualche agnello sacrificale emiliano in casa di “Energia Popolare” non va escluso a priori e pensare che a fare la parte dell’agnello sia Modena, ci pare tempo perso.
Anche se è poco realistico immaginare che Bonaccini per primo non difenda le proprie roccaforti (e Reggio senza dubbio lo è).

Tuttavia, se c’è un’abilità che la nuova segretaria ha fin qui dimostrato, è proprio sugli assetti interni.
La vicenda di Cuperlo è, in tal senso, illuminante.

Meno illuminante risulta invece linea politica, dove a una radicalità poco selettiva sui diritti civili, ha corrisposto una non sempre tempestiva messa a fuoco sui bisogni sociali.
Una miscela che ha creato, per adesso, più confusione che chiarezza.

Il rischio maggiore, infatti, che corre il “nuovo” Pd guidato dalla Schlein, non è quello di somigliare troppo al “vecchio” Pd, ma di non somigliare a niente.

Fra Diavolo