Condannato all’ergastolo per attentati e omicidi non collaborò mai con la giustizia. Ma era comunque uscito di cella prima del tempo per problemi di salute.
Negli ultimi anni della sua vita più volte manifestò nel centro storico di Reggio Emilia contro le guerre. Lui, l’uomo del piombo negli Anni di piombo, accanto alla bandiera della pace.
Nel lungo tratto di vita che Prospero Gallinari dedicò alle Brigate Rosse fu per sempre l’irriducibile: da parte sua nessun pentimento, né mai si dissociò dalle Br. Gallinari iniziò a frequentare l’appartamento di via Emilia San Pietro alla fine degli anni Sessanta. Lì, quelli che lo conoscevano, lo chiamavano il compagno "Gallino". Non era considerato un teorico del movimento, ma un braccio.
Un braccio che si armò, trasformandosi in una figura cardine nel sequestro di Aldo Moro (all’epoca dei fatti presidente della Dc) e uno tra gli implacabili massacratori della sua scorta, in via Fani, a Roma, 40 anni fa.
Eppure il giorno del funerale dell’irriducibile Br Prospero Gallinari, a Villa Coviolo, un nutrito manipolo di ex, di nostalgici di ferite di un’epoca non dimenticata, ma fortunatamente chiusa, passata, si radunarono davanti al feretro del brigatista defunto e alzarono il pugno chiuso intonando canti (come vi documentiamo in questa pagina). Tra loro anche Renato Curcio, ritenuto negli Anni di piombo l’ideologo delle Br.
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