Diga di Vetto, Burani (Avs): “Opera sbagliata, la Regione scelga altri interventi”

Paolo Burani Avs Regione ER – RER

La diga di Vetto continua a essere terreno di scontro politico, anche dopo che lo studio commissionato dal Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale – il DocFap (il Documento di fattibilità delle alternative progettuali) – ha confermato la fattibilità del progetto, accertando che sussistono le condizioni tecniche, economiche e di sostenibilità ambientale per un invaso lungo il corso del torrente Enza tra i territori comunali di Vetto, in provincia di Reggio, e di Neviano degli Arduini, in provincia di Parma.

Ma Paolo Burani, consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra e presidente della Commissione territorio, ambiente e mobilità della Regione Emilia-Romagna, ha ribadito “come Verdi dell’Emilia-Romagna e come consigliere regionale di Avs la nostra contrarietà alla costruzione della diga: non è questa l’opera di cui hanno bisogno i nostri territori, e nemmeno la direzione che dovrebbe intraprendere una Regione che dichiara di voler affrontare seriamente la crisi climatica e la gestione delle risorse idriche”.

Per Burani “un’infrastruttura mastodontica e impattante come una diga rischia di stravolgere il territorio della val d’Enza, con conseguenze ambientali, sociali ed economiche che non possono essere sottovalutate. A nostro avviso, le vere priorità dovrebbero essere altre: manutenzione diffusa del territorio, rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, gestione intelligente e sostenibile delle risorse idriche, contrasto alle perdite delle reti, innovazione agricola e sostegno a pratiche che aiutino davvero a convivere con i cambiamenti climatici”.

La Regione, ha riconosciuto Burani, “sta già mettendo in campo strumenti che riteniamo corretti e che vanno nella giusta direzione”: tra questi, i bandi per la realizzazione di laghetti collinari e invasi aziendali per l’irrigazione, “che permettono di trattenere acqua senza cementificare e snaturare intere vallate”, e i progetti di efficientamento delle reti idriche portati avanti dai consorzi di bonifica, “che riducono le dispersioni e migliorano l’utilizzo di una risorsa tanto preziosa quanto scarsa”. Questi, per il consigliere regionale, “sono esempi concreti di come si possa lavorare con efficacia e responsabilità, senza ricorrere a grandi opere invasive e obsolete”.

Proprio per questo, alla notizia della consegna del DocFap “rispondiamo ribadendo con forza che ogni passo che riguarda la diga di Vetto deve essere sottoposto alla massima trasparenza e condivisione con i territori interessati. In attesa di valutare gli atti che costituiscono il DocFap, non appena verranno messi a disposizione, chiediamo che sindaci, consigli comunali, il Contratto di Fiume Enza, le associazioni locali e soprattutto i cittadini siano messi nelle condizioni di conoscere, discutere ed esprimersi. La popolazione ha il diritto di sapere quali saranno i costi, gli impatti ambientali e sociali, le alternative prese in considerazione e i benefici reali che si intendono perseguire. Serve ad ogni modo un percorso partecipativo serio, trasparente e continuo, che informi nel dettaglio le comunità locali”.

“Restiamo convinti – ha concluso Burani – che la diga di Vetto sia un errore. Per questo chiediamo con forza che si scelga la strada giusta: invasi più piccoli e diffusi, più manutenzione del territorio e delle nostre reti idriche, più risparmio idrico diffuso, un’agricoltura che consumi meno acqua con più sostanza organica e miglior struttura del terreno, più partecipazione democratica. Solo così potremo davvero costruire un futuro sostenibile per i territori dell’Emilia-Romagna”.



Ci sono 2 commenti

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  1. kursk

    ha perfettamente ragione, non è questa l’opera di cui hanno bisogno i nostri territori,
    che invece dobbiamo rendere belli aridi e sabbiosi cosi’ da far sentire piu’ accolti ed a casa loro le migliaia di turisti che dal nordafrica arrivano nella nostra bellissima provincia di Peggio Emilia.

  2. Carla

    Il classico “benaltrismo” di chi non ha altri argomenti. Lo manderei ad innaffiare le colture con il secchiello, quando la siccità incombe.


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