Cambiano i governi, non cambia la scuola. Neppure quella al tempo del Covid. Torna la grande foglia di fico della didattica a distanza che nasconde le vergogne di un’istituzione pubblica sempre più agonizzante, che negli ultimi decenni è stata sempre più abbandonata a se stessa in nome di un’autonomia che è sempre più sinonimo di anarchia e caos.
Era giusto chiudere le scuole e togliere un diritto costituzionale a centinaia di migliaia di minori? Certo. In nome dell’emergenza sanitaria oggi – come lo scorso anno, d’altra parte – tutto è concesso ed è necessario. E la scuola senza andare a scuola viene equiparata a quella andando a scuola, anche se tutti sappiamo che non è vero.
Ma prima di arrivare a questa nuova ondata, si poteva fare qualcosa di più per non ritrovarsi di fronte all’emergenza sanitaria come un anno fa? Sì.
Perché se a livello locale tutti hanno fatto il proprio dovere, a livello nazionale no. Il Ministero dell’istruzione ha sprecato soldi inutilmente – pensiamo solo alle sedie a rotelle. Chi pagherà per questo spreco? Nessuno.
Ma la scuola sarà salvata anche quest’anno, almeno in apparenza, dai docenti: dai loro computer e dalle loro reti di casa. Anzi, nella maggioranza delle aule italiane i computer non esistono proprio, come si immaginava nella didattica integrata: un po’ a scuola e un po’ a distanza con i computer e le reti della scuola. E questo ci fa capire come in questo Paese chi legifera da Roma non entra in un’aula da troppo tempo.
Domanda: se la Dad, oggi, per un docente equivale allo smart working per altre categorie di lavoro, il consumo di giga o il collegamento alla rete privata di casa fanno parte del contratto di lavoro o no? Ma il paradosso più grande rimane un altro: i governi che si sono succeduti, in un anno, non hanno pensato e non pensano di creare una propria piattaforma, come da tempo esiste in Germania.
Risultato? La scuola pubblica italiana si appoggia di nuovo a multinazionali private del web. In cambio della promessa che i dati sensibili di migliaia di docenti, studenti e famiglie non siano utilizzati da chi, ogni anno, spende milioni di dollari per averli. È lecito dubitarne?
Così potrà capitare, come lo scorso anno, che a uno studente pieno di insufficienze arrivino sul computer lezioni di recupero online, a pagamento, da scuole private. O a un figlio di un immigrato arabo arrivi la possibilità di comprare un dizionario arabo-italiano in super offerta su Amazon.
C’è di peggio al mondo, certo. Ma intanto, in una scuola sempre più ossessionata dalla privacy, con la Dad improvvisamente la privacy scompare. E nessuno ci fa più caso. Come un anno fa. E in nome dell’emergenza possono saltare tutele, leggi, diritti costituzionali – almeno temporaneamente. A partire da quelli che riguardano i minori. Spesso con la complicità e l’inevitabile consenso delle frastornate e impaurite famiglie degli studenti.
Ultimi commenti
Mattia è uno di quegli studenti che ogni professore vorrebbe avere in aula. Sono onoratissimo di essere stato anche minimamente di ispirazione per questo bellissimo
Un grande. Se non ci fosse stato quel venduto di dipietro noi socialisti saremmo ancora li' e l'italia sarebbe al top
interessante gianni celati