Da parte del Comune di Reggio Emilia un “abuso” da 63mila euro ai miei danni

Municipio del Comune di Reggio Emilia

Gent.mo Direttore,

vorrei sottoporle il mio caso per capire se può suscitare il suo interesse giornalistico. Premetto che non ho alcun fine politico, non riconoscendomi e tantomeno essendo iscritto ad alcun partito.

Il caso.

Il Comune di Reggio Emilia, in specifico il “Servizio sportello attività produttive ed edilizia – UOC Sportello edilizia e controlli”, mi ha comminato una sanzione di €. 63.000 (sessantatremila) per un capannone di 230 metri quadrati del 1967, costruito in base a regolare licenza edilizia e in possesso di regolare certificato di agibilità (nessun abuso edilizio).

Mi vengono contestati, nella sostanza, tre aspetti:

A) destinazione d’uso reale non conforme alla classe di appartenenza, secondo il RUE, dell’immobile;

B) come conseguenza del punto A, insufficiente dotazione di parcheggi ad uso pubblico;

C) evidenze insufficienti a testimoniare che 52 anni fa l’allora proprietario (oggi defunto) sostenne i costi della urbanizzazione primaria.

Tutti e tre gli aspetti sono da rigettare in toto:

A) nel 1967 esistevano, oltre a quella agricola, solo due destinazioni d’uso: “industriale”, da un lato, e “residenziale” dall’altro. La destinazione industriale raccoglieva sotto di sé tutte le fattispecie produttive possibili e immaginabili (che non fossero quella agricola e quella residenziale). Il mio capannone vide ovviamente riconosciuta la destinazione “industriale” (certificato di agibilità) e nessuna comunicazione pervenne in seguito dal Comune;

B) i parcheggi che nel 1967 veniva richiesto di realizzare erano in numero superiore a quelli che oggi vengono richiesti per le attività con il più alto carico urbanistico;

C) urbanizzazione primaria: è persino inutile sottolineare che nessuno è in possesso della totalità delle fatture quietanzate per le spese sostenute per un’urbanizzazione, tanto più se risalente ad alcuni decenni orsono. Peraltro io una fattura l’ho trovata, ma i tecnici comunali hanno alzato le spalle. Inoltre la licenza edilizia sulla base del quale fu costruito il capannone subordinava la concessione del “certificato di agibilità” all’esecuzione delle opere di urbanizzazione, e il Comune ha rilasciato il “certificato di agibilità”: non si può che dedurre logicamente che le opere furono eseguite a carico del proprietario (ma i tecnici comunali hanno nuovamente alzato le spalle).

Infine, oltre il merito tecnico, vorrei segnalare alcune questioni a mio parere molto gravi: l’abnormità della cifra, molto vicina al valore dell’immobile; l’assenza della “Carta dei servizi” per le attività comunali in questione, mancanza di cui i tecnici hanno largamente approfittato; l’iter procedurale bislacco e trasandato (eufemismo) seguito dai due impiegati che hanno istruito la pratica e redatto la sanzione (infiniti aneddoti); la mancata vigilanza e asseverazione del dirigente (non ha nemmeno firmato l’atto ingiuntivo); l’impossibilità di produrre una “difesa” tecnica adeguata: i geometri (o simili) che il privato ingaggia a proprie spese non possono che trovarsi in uno stato di sudditanza rispetto al personale comunale, consapevoli che già il minuto successivo al contenzioso devono sottoporre i propri progetti alla valutazione delle medesime persone con cui hanno dibattuto; infine la stupefacente arroganza, la prevaricazione sistematica, le minacce e le intimidazioni ripetute dei due impiegati impegnati sulla mia pratica (infiniti aneddoti): mai avrei pensato, giunto a 61 anni, di poter essere trattato così.

Due considerazioni finali. Annovero questa orribile avventura tra i disgraziati episodi di abusi di potere a cui si sentono autorizzate persone che, prive di un proprio senso del limite, non sono nemmeno assogettate ad alcun controllo. Considero perciò l’opposizione ad abusi di tale portata una vera e propria battaglia di civiltà.

Alfonso Rossi