Credem ha aperto la mostra ‘Aspettando Fontanesi’

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Con la mostra dal titolo “Aspettando Fontanesi; l’ingresso di un tempio giapponese e la collezione d’arte orientale di Credem”, l’istituto bancario propone un’anteprima dell’esposizione “Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri”, in programma nella primavera 2019 presso i Musei Civici di Reggio Emilia. In particolare, al piano terra del palazzo sede della banca in Via Emilia San Pietro 4, saranno esposti il dipinto dell’artista emiliano intitolato “Ingresso di un tempio giapponese”, parte delle raccolte dei Musei Civici ed una selezione di opere della collezione di arte orientale di Credem.

La mostra rientra nel progetto Spazio Credem, ideato per estendere la fruizione delle collezioni d’arte della banca, conservate nella sede di rappresentanza, Palazzo Spalletti Trivelli.

Il palazzo sede della banca si lega alle vicende biografiche del pittore poiché, poco dopo il 1830, i conti Spalletti Trivelli convocarono a decorare le sale della dimora i due maestri con i quali Fontanesi si stava formando presso la scuola d’arte reggiana: il pittore di figura e paesaggio Prospero Minghetti (1786- 1853) e lo scenografo Vincenzo Carnevali (1778-1842).

Oltre a questo legame con le vicende del palazzo, la mostra allestita presso la sede Credem offrirà ai visitatori l’occasione di approfondire il periodo trascorso da Fontanesi in Giappone. L’artista infatti insegnò per due anni, dal 1876 al 1878, alla Scuola Statale di Belle Arti (Kōbu bijutsu gakkō) di Tokyo, lasciando un segno incisivo della sua permanenza nella corrente detta “all’occidentale” della pittura giapponese. Al suo rientro Fontanesi eseguì l’Ingresso di un tempio giapponese dei Musei Civici, una tela lasciata incompiuta a causa della morte, nel quale il pittore rivela tutto il fascino esercitato su di lui dall’arte e dall’architettura del Paese del Sol Levante. Il dipinto, di grande suggestione, sarà messo a confronto con alcune opere parte della preziosa raccolta d’arte orientale di Credem. La collezione, tra le più importanti raccolte private in Italia, copre universo culturale assai vasto, sia sotto il profilo temporale, perché dal III millennio a.C. giunge alle soglie del Novecento, sia in termini di tipologie di oggetti e di provenienza geografica. Si tratta di opere realizzate in smalti cloisonné, porcellana, bronzo e terracotta provenienti da Cina, Giappone, Mongolia, Birmania, Cambogia, Thailandia e in arte Gandhara, sviluppatasi nel Pakistan settentrionale e in Afghanistan.

La mostra, ad ingresso libero, sarà aperta fino al 15 marzo dal lunedì al venerdì 8.15-13.20 – 14.45-16.00.