Compagno Di Maio

Potremmo già oggi preparare i titoli: "La base del Pd applaude Di Maio", "Di Maio tra le cucine, un trionfo", "Sorpresa: il leader 5Stelle conquista i militanti Pd". La notizia sarebbe ghiotta anche per i media nazionali, ma soprattutto accadrebbe in diretta attraverso le coperture social assicurate dello staff grillino.

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La gran parte dei convenuti (non i fan di Di Maio, i quali sono già convinti: i potenziali o ex elettori del Pd in dubbio, e persino i pidini storici che già votano 5Stelle quando non direttamente Salvini) ne uscirebbe con una certezza: a cosa serve il Pd, visto che c’è già Di Maio? Bravo ragazzo, senso politico, molto giovane, alternativo alla destra trucida degli Orban e dei neofascisti polacchi.

In casa abbiamo… boh? Un po’ Martina, un po’ Gentiloni, un po’ Delrio… Conclusione: il Pd non serve a niente. Di Maio prenderà applausi dalla platea (non dalla claque: da quelli del Pd) a ogni accenno agli sbagli commessi dal partito ospite. E il governo Monti. E il Nazareno. E la Fornero.

Ma soprattutto: Renzi. "Avete affidato l’Italia a Renzi: vi sembra possibile?". E la platea si spellerà le mani: ha ragione, quanto siamo stati fessi. E via così. Poi elencherà con garbo le belle cose del Movimento: lotta alla corruzione, aiuto ai più deboli, nessun condono agli evasori e via dicendo.

La povera Gualmini scoprirà dal vivo quanto costi persistere lungo la strada dell’autolesionismo: ricadute su ricadute, sino alla liquefazione. Magari Giggino avrà altro da fare e declinerà l’invito. Ma se accettasse, tenete a mente i titoli di testa.