Caro affitti. Cua vuole occupare Lettere

università Bologna Alma Mater

Un “camping al 38 occupato”. Gli attivisti del Collettivo universitario autonomo (Cua) di Bologna hanno annunciato sui social la decisione di occupare nella notte la facoltà di Lettere.
“Dormiremo all’interno dell’università dando vita a una protesta simbolica contro la totale assenza di case e di spazi per studenti e studentesse nella città di Bologna”, si legge nel post condiviso dagli attivisti.
L’appuntamento è stato dato per questa sera, alle 19 e nel corso della serata ci saranno un cineforum, un un dibattito, un concerto e una mostra su via Oberdan 16.

Proprio il palazzo di via Oberdan 16 era stato occupato lo scorso ottobre dagli stessi attivisti e da universitari che non riuscivano a trovare un alloggio in città. A fine novembre lo stabile era stato poi sgomberato in seguito alla denuncia dei privati proprietari.

EMERGENZA AFFITTI: LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI CHIEDONO SOLUZIONI – Le città universitarie si stanno riempiendo di tendate per protestare contro caro-affitti e emergenza abitativa. Valentina Novia, coordinatrice di Link Bologna, afferma: “Link da anni si batte per un reale diritto allo studio e all’abitare: dal 2019 con l’istruttoria pubblica grazie alla quale abbiamo portato all’attenzione del Consiglio comunale l’emergenza abitativa, all’appello regionale di questo autunno per richiedere un Tavolo di lavoro a riguardo con Regione, Er.Go e Comune, fino al più recente incontro con la ministra Bernini del 1 Aprile 2023, nel quale abbiamo riportato ancora una volta le nostre proposte. Le diverse crisi degli ultimi anni unite alla mancanza di politiche serie e strutturali per quanto riguarda l’abitare studentesco hanno portato il mercato degli affitti ad un’insostenibilità totale. Ormai il costo medio di una stanza singola a Bologna è di €447 al mese e gli attuali posti letto in Emilia Romagna disponibili sono 3.610, la percentuale rispetto al numero di iscritti è del 2.6%, una percentuale anche più bassa del dato nazionale, che è del 3% a fronte del 18% del dato europeo.”

Le preoccupanti medie bolognese e nazionale sono chiaramente causate da una serie di definanziamenti e politiche che hanno preferito il privato al pubblico. “Dallo scorso ottobre – continua Novia – portiamo avanti una mobilitazione per chiedere la revisione della legge 338 del 2000 che consente allo Stato di finanziare enti privati per la costruzione di studentati che spesso non sono accessibili alle studentesse e agli studenti a causa di prezzi addirittura maggiori di quelli di mercato; la reintroduzione del fondo nazionale affitti che questo governo ha deciso di abolire pochi mesi fa; la regolamentazione delle piattaforme turistiche.

Solo a Bologna ci sono 4.000 alloggi per affitti brevi su AirBnB contro i 3.600 posti letto in studentato in Emilia-Romagna. È evidente che questa è una situazione che non può più essere ignorata e che è la principale causa dell’aumento degli affitti nelle grandi città. È necessaria una regolamentazione nazionale delle piattaforme private per affitti brevi che permetta di avere più alloggi che possano essere affittati a studentesse e studenti.

La situazione abitativa è ormai davvero diventata insostenibile e a questo si aggiunge che le politiche che si stanno portando avanti in questo momento in merito portano solo ad ulteriori finanziamenti per studentati privati, come quelli previsti dal PNRR. Non è ammissibile che fondazioni private percepiscano più fondi di Er.Go e abbiano tariffe esorbitanti e inaccessibili a studentesse e studenti meno abbienti. Chiediamo l’istituzione di un fondo permanente per gli studentati pubblici di almeno 40 milioni di euro che serva soprattutto a riqualificare i tantissimi edifici sfitti presenti in tutte le città e un maggiore investimento sul canone concordato studentesco.

Chiediamo infine che si incentivi la pratica del canone concordato – un tipo di contratto di locazione che permette di mettere un tetto massimo ai prezzi delle case e ai proprietari di accedere a una serie di agevolazioni fiscali – che a Bologna costituisce solo lo 0,4% del totale dei contratti di locazione. Da solo questo non è sicuramente uno strumento bastevole, ma risulterebbe utile per regolare meglio il mercato abitativo e calmierare i prezzi.

Porteremo queste rivendicazioni anche il 23 maggio all’Assemblea Pubblica per la Casa indetta dal Comune di Bologna.

Solo prendendo provvedimenti e aprendo un reale dialogo con le studentesse e gli studenti si riuscirà a risolvere una situazione abitativa che non siamo più disposti a tollerare.”