Banda dei fallimenti a Reggio, Parma e Modena: 13 indagati e sequestri per 1 milione

Guardia di finanza controllo

Eseguite, dalla Guardia di Finanza di Modena, 13 misure cautelari personali – un arresto in carcere, uno ai domiciliari e 11 obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria – nei confronti di 13 persone con l’accusa di reati fallimentari, fiscali e fittizia intestazione di beni.

Intervenendo sulla scorta di una ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Modena, le Fiamme Gialle hanno anche sequestrato disponibilità per circa un milione di euro.

Nel dettaglio le 13 persone sono indagate, a vario titolo, per reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta all’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indefinita di delitti di natura fiscale, fallimentare e trasferimento fraudolento di valori. Le indagini, coordinate dalla Procura modenese, hanno svelato l’esistenza di un gruppo criminale composto da soggetti di origini modenesi, irsinesi e campane, attivo nelle province di Modena, Reggio Emilia e Parma e dedito a lucrare sul fallimento di aziende in difficoltà. Gli accertamenti dei finanzieri si sono sviluppati lungo due filoni principali. Il primo ha consentito di scoprire e segnalare i responsabili del fallimento di diverse società, prevalentemente nel settore edile, in relazione alla distrazione del patrimonio aziendale per diverse centinaia di miglia di euro,ed alla sottrazione e distruzione della documentazione contabile. Il secondo filone investigativo, invece, ha rivelato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori a vantaggio del capo dell’organizzazione criminale, un 46enne già noto alle forze dell’ordine per estorsione ed usura, già colpito da misura di prevenzione antimafia e oggi destinatario dell”ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le attività investigative hanno, anche consentito di accertare la disponibilità di armi da fuoco da parte di alcuni componenti del gruppo criminale. Complessivamente sono 19 le persone indagate. Dagli accertamenti, inoltre, è emerso che 3 dei 13 soggetti sottoposti a misura cautelare personale risultano percettori del Reddito di Cittadinanza. Nei loro confronti sono state avviate le procedure per la revoca del beneficio.