Accordo tra Regione e Slow Food Italia

Prodotti buoni e di qualità, realizzati nel rispetto dell’identità e delle tradizioni del territorio. È questa la prospettiva rispetto alla quale Regione Emilia-Romagna e Slow Food Italia hanno firmato oggi un’intesa per valorizzare il patrimonio rurale ed enogastronomico della regione e per promuovere un’agricoltura sostenibile, attenta al rispetto della biodiversità, al recupero dei sapori e delle tecniche produttive tradizionali e con un forte legame con cultura e tradizioni locali.
 
L’accordo firmato a Bologna, nella sede della Regione, dall’assessore regionale ad Agricoltura, caccia e pesca, Simona Caselli, e dal presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale, punta a dare sostegno alle piccole produzioni di eccellenza e ai Presìdi Slow Food – oggi sono 13 quelli individuati in Emilia-Romagna, circa 300 in Italia e più di 500 in tutto il mondo – che impegnano una quarantina di aziende della regione e comprendono una ricca varietà di produzioni che vanno dai prodotti caseari di vacca Bianca modenese, all’anguilla marinata della Manifattura di Comacchio, al formaggio Raviggiolo tipico dell’Appennino. Erano presenti all’incontro anche il sindaco di Lizzano in Belvedere (Bo), Elena Torri, l’assessore all’Agricoltura del Comune di Vignola, Massimo Venturi, e Andrea Monteguti, in rappresentanza degli agricoltori del Gruppo del carciofo violetto di San Luca nel bolognese.
 
Cosa prevede l’accordo. Accanto allo studio di progetti e a un programma di iniziative per far conoscere la ricchezza della produzione locale, una priorità dell’accordo sarà quella di arricchire e ampliare il patrimonio rappresentato dai Presìdi (piccole produzioni tradizionali o di eccellenza gastronomica legate a un territorio e alle sue tradizioni). Un primo risultato del protocollo sarà infatti l’inserimento, a breve, di altri 4: in lista il carciofo violetto di San Luca (Bo), la ciliegia moretta di Vignola (Mo), la pecora cornigliese (Pr) e la pesca dal buco incavato (Ra).
 
L’accordo permetterà, inoltre, di individuare nuove occasioni per promuovere la qualità dei prodotti sui mercati nazionali e internazionali. In particolare le piccole produzioni tradizionali che tutelano prodotti a rischio di scomparire, ma, oltre che in termini di biodiversità, hanno anche un grande valore per la conservazione del patrimonio culturale locale, la protezione di razze autoctone, di ortaggi, frutta e trasformati.
 
Il progetto si spinge oltre, non solo tutela e promozione, ma anche formazione per consentire ai piccoli produttori di confrontarsi con il mercato proponendo un modello di impresa agricola sostenibile sia dal punto di vista ambientale che etico. E grande attenzione anche ai più giovani con l’attivazione di educazione e formazione negli istituti agrari per sensibilizzare gli studenti sui temi della biodiversità e sostenibilità con lo scopo, non solo di formare persone consapevoli, ma soprattutto futuri testimoni della ricchezza agroalimentare della Regione. 
 
I Presìdi in Emilia-Romagna. In Emilia-Romagna sono 13 e impegnano nella loro produzione circa 35 aziende. 
 
Di seguito i presidi: Anguilla marinata in aceto, che si conserva tutto l’anno, delle valli di Comacchio (Fe); Culatello di Zibello, uno dei salumi più nobili della norcineria italiana, prodotto negli otto comuni ‘storici’ di Zibello, Busseto, Polesine, Soragna, Roccabianca, Sissa, San Secondo, Colorno nel parmense; Mariola, salame cotto o crudo tipico delle aree collinari piacentine fino alla bassa parmense; Mortadella classica che si produce nel bolognese e nei comuni dell’alto ferrarese; Pera cocomerina, dalla polpa rossa, dell’Alta Valle del Savio nelle località Ville di Montecoronaro e altre aree dei comuni di Verghereto e Bagno di Romagna in Romagna; Raviggiolo dell’Appennino tosco romagnolo (Fc), un latticino prodotto con latte vaccino crudo e caglio; Razza bovina romagnola (Fc), il bovino più resistente al clima tra le razze bianche; Razza suina mora romagnola, autoctona e a rischio scomparsa, delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; Sale marino artigianale di Cervia (Ra), raccolto secondo l’antico sistema cervese; Salmerino del Corno alle scale, un pesce a carni bianche che si trova nella zona di  Lizzano in Belvedere (Bo); Salumi rosa tradizionali bolognesi e dei comuni del Cento-pievese; Spalla cruda, un salume,  tipico dei comuni di Polesine, Busseto, Zibello, Soragna, Roccabianca, San Secondo parmense (Pr); Vacca bianca modenese chiamata anche Val Padana, con un latte particolarmente adatto alla trasformazione in Parmigiano reggiano (In allegato la scheda con le caratteristiche dei prodotti).  
 
L’attività di Slow Food. Slow Food è una associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti, conta su una fitta rete di soci, amici e sostenitori in tutto il mondo e opera a livello nazionale, regionale e locale.
 
In Emilia-Romagna Slow Food si avvale della collaborazione di 17 realtà locali o comunità che curano progetti come i ‘Mercati della Terra’ una rete internazionale di mercati, produttori, contadini che propone solo prodotti locali e di stagione o ‘Orto in condotta’, rivolto soprattutto ai bambini, che educa ai valori della biodiversità e al rispetto dell’ambiente.
 
Altre iniziative per specifici territori sono ‘Su per terra’, realizzata con l’assessorato all’Agricoltura della Regione, che invita a scoprire produttori e prodotti di qualità dell’Appennino, il lavoro nelle mense partito dal Parco delle Foreste casentinesi per portare nella ristorazione scolastica i prodotti del territorio o l’attività con il Parco del Delta del Po per valorizzare e promuovere agricoltura e ambiente di un territorio unico.