Abolire le Regioni

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C’è un tabù che nessuno osa toccare, ma che ogni cittadino sente sulla propria pelle: le Regioni. Nate nel 1970, introdotte con enfasi come “il cuore del decentramento democratico”, sono diventate presto un ingranaggio arrugginito, costoso e spesso dannoso. Perché mantenerle in vita? Le Regioni sono l’esempio più lampante di un’Italia che ama moltiplicare i livelli di governo, salvo poi lamentarsi della burocrazia che tutto soffoca. Abbiamo lo Stato, le Province, i Comuni, le Città metropolitane, le Unioni di Comuni, le Comunità montane. In mezzo, appunto, le Regioni: consigli regionali-fotocopia del Parlamento, giunte che replicano i ministeri, uffici e assessorati che duplicano le competenze. Un carrozzone che divora miliardi e restituisce al cittadino un labirinto di norme contrastanti. La pandemia lo ha mostrato in modo crudele: ogni Regione faceva a modo suo, tra ordinanze discordanti e guerre di confine. La sanità – che avrebbe dovuto garantire un diritto uniforme – è diventata un mosaico di sistemi locali: eccellenze in Lombardia o Emilia-Romagna, disastri in Calabria o Molise. Non è federalismo, è frammentazione. Non è autonomia, è disparità di cittadinanza.

A chi giova questa anarchia organizzata? Ai partiti, che hanno trovato nelle Regioni un’enorme mangiatoia: stipendi, consulenze, nomine. La moltiplicazione dei centri di spesa significa anche moltiplicazione dei feudi clientelari. Non sorprende che molte inchieste giudiziarie abbiano trovato nelle Regioni il terreno più fertile. Eppure nessuno osa dire la parola proibita: abolizione. Perché è più facile parlare di “riforme”, “razionalizzazione”, “nuovo regionalismo”. Eppure la verità è semplice: se le Regioni non fossero mai nate, l’Italia non ne sentirebbe la mancanza. Anzi, sarebbe più semplice, più giusta, più economica.

Occorre il coraggio di tornare all’essenziale: Stato centrale forte e responsabile, Comuni vicini ai cittadini. In mezzo, il nulla. Abolire le Regioni non è utopia: è realismo. È l’unico modo per ridare allo Stato coerenza e ai cittadini uguaglianza. Tutto il resto è manutenzione di un errore storico.




Ci sono 8 commenti

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  1. Gaetano

    Se a beneficiare delle Regioni sono principalmente i partiti , allora non si parlerà mai di abolizioni. Occorre coraggio e determinazione per certe riforme, qualità assenti nei Partiti.

  2. Francesco Verilo

    Non potreste voi essere capofila di associazioni di cittadini, già operanti,
    per raccogliere 500mila firme e indire un referendum apposito? Sarebbe l’unica possibilità per realizzarlo. Saluti.

  3. Mauro Chiesi

    Non fa nemmeno ridere: dopo la deforma DelRio delle province, direi proprio che ci mancherebbe solo questa per destrutturare completamente il Governo del territorio (e ci metto pure la G maiuscola).

  4. Lino Franzini

    Abolire immediatamente, furono costituite per assegnare delle sedie ai vari partiti, finiamola con questi sprechi.
    Mantenere in piedi il “calderone” di 7na Regione costa una follia, Province e Comuni devono operare in autonomia

  5. Un sognatore

    Bravo Direttore! Abolire le Regioni suddividendo i compiti legislativi regionali tra Stato e Province; riformare le Province rendendole anche centri servizi per piccoli Comuni e provincializzando alcune funzioni ora comunali; abolire le Unioni di Comuni, che funzionano prevalentemente in contesti territoriali circoscritti e politicamente omogenei.


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