A Reggio quei fiori mai visti nati tra le pagine dei libri (foto-gallery)

Ultimo fine settimana a Reggio Emilia per visitare l’ottava edizione di Fare Libri, la kermesse sui linguaggi creativi del libro che espone la corposa partecipazione di autori da tutto il mondo al XIII “Festival del Libro d’artista e della piccola edizione” di Barcellona, ideato e curato dall’editrice e artista Elisa Pellacani.

Il tema su cui si dipana quella che Pellacani ha definito “una piattaforma sperimentale di ricerca e confronto multidisciplinare sulla creatività” in questa sua edizione segue il ragionamento che di anno in anno si dipana nel Festival, cioè quello di un connubio, o un dialogo via via arricchito nei contributi e nelle angolature, tra le arti e le scienze, all’insegna di una rinnovata incursione sul fare anche artigianale e una progettazione ibrida nelle ispirazioni e negli alfabeti usati. “Garden Book. Libri d’artista, giardini della mente” (che dà il titolo anche al volume che accompagna la mostra, edito da Consulta librieprogetti) gioca tra gli affondi nel mondo della botanica, con erbari e quaderni da giardini e orti, e in quello più intimo delle visioni che appartengono agli artisti e che, nel libro, trovano una forma narrativa in cui le normali regole della comunicazione verbale o figurativa perdono i contorni.

La mostra, che si dipana tra gli spazi rivolti alla didattica del terzo piano del Palazzo dei Musei e un vero e proprio templio della cultura non solo reggiana qual è la storica Libreria Antiquaria Prandi, si presenta come un viaggio per gli occhi tra materiali, poetiche, culture molto diverse tra di loro eppure che, visti insieme, uno accanto all’altro, rendono più difficilmente eludibile la forza comunicativa della traduzione poetica di situazioni anche attuali e socialmente condivise. Uno spazio viene dedicato anche all’attività laboratoriale, svolta con adulti, con i più piccoli e con la disabilità, nella convinzione dell’Associazione ILDE, che da oltre quindici anni li organizza in Italia e all’estero, che il libro sia tutt’altro che un oggetto desueto e che anzi possa costituire una forma di esercitazione del pensiero creativo nella sinergia con la parte razionale del fare.

A proporre questo duplice aspetto, di indagine teorica ma anche di pratica realizzativa, la grande tela che dopo il convegno che ha aperto il festival la settimana scorsa ancora è visibile nell’atrio dell’Unimore di viale Timavo, firmata dal neurologo Marco Ruini, mentre studenti del Liceo Artistico Chierici hanno visitato la mostra in un’apertura speciale, accompagnati dalla curatrice e scambiando opinioni, punti di vista, problematiche della professione per la quale si stanno preparando. Autori in mostra e visitatori, pur nel poco tempo di apertura della mostra, si sono succeduti tra le teche: per chi non avesse potuto visitare la mostra, domenica 2 aprile, dalle 17 alle 18, la possibilità è quella di vederla non solo accompagnati da una visita guidata con Pellacani ma anche di poter ulteriormente avvicinare i lavori esposti.

Infatti, a chiusura della mostra, verranno aperte le teche in cui sono conservati i libri e sarà possibile, finalmente, apprezzarli nell’interezza della loro estensione, ma anche capire meglio i materiali e le tecniche costruttive. Un altro incontro è poi previsto per sabato 1 aprile, alle ore 11, nei locali della Libreria Antiquaria Prandi, che per l’occasione accompagna i libri in mostra con alcune delle sue preziosità grafiche e artistiche e dove sarà visibile anche l’intera serie dei gioiellieri contemporanei che a Barcellona hanno risposto all’invito a partecipare al festival con una serie di libri in cui le “illustrazioni” diventano veri e propri gioielli da indossare.

Se dunque, come scrivevamo, il libro è diventato, almeno per qualche giorno, un piccolo ma vastissimo giardino in cui perdersi, sembra che qualcuna delle sue piante sia fiorita e altri semi, come spesso avviene per questa forma di fare libri, siano stati sparsi. Speriamo rivederli presto in città, con altre infiorescenze.