Il congresso di Legacoopsociali Emilia-Romagna di venerdì 5 novembre presso il parco Fico a Bologna si è concluso con la conferma di Alberto Alberani come responsabile regionale e la nomina di 84 rappresentanti (45 delegate e 39 delegati) per il congresso nazionale.
L’incontro, che ha visto la partecipazione di oltre 180 persone in rappresentanza delle 202 cooperative aderenti all’associazione delle cooperative sociali di Legacooop, è stato aperto dalla direttrice di Legacoop Emilia-Romagna Barbara Lepri e concluso dal presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti.
“Siamo molto soddisfatti per l’ampiezza e la qualità della partecipazione che si è registrata nei congressi territoriali e a livello regionale – ha osservato Alberani: “La pandemia ha accelerato e reso più evidenti i processi di trasformazione in corso nella società, stimolando ad affrontare con più determinazione la strada dell’innovazione”.
“La cooperazione nel suo insieme è pronta a fare la sua parte”, ha assicurato Monti: “La cooperazione sociale, che è parte fondante del welfare di questa regione, può sviluppare al meglio i propri servizi sviluppando forti sinergie con le cooperative che operano in altri campi come, per esempio, quelle di abitanti”.
Una maggiore intensità di assistenza sanitaria nelle Rsa e l’ampliamento della domicialiarità sono tra i progetti di punta della cooperazione sociale in regione. Un tema, quello della domiciliarità, “nel quale la cooperazione sociale ha come interlocutore privilegiato la cooperazione di abitanti”, ha sottolineato Lepri, che è anche responsabile delle cooperative di abitanti dell’Emilia-Romagna: “Assieme stiamo progettando nuove realtà nelle quali sia possibile vivere in spazi personali ma in un contesto che metta in comune servizi e opportunità”.
Altri progetti riguardano la creazione di poli per l’infanzia che accolgano bambini e bambine da uno a sei anni con un’unica figura professionale, spazi aperti anche nel weekend, poli con servizi di pediatria e di supporto alla genitorialità. Ed è proprio sui servizi all’infanzia che la cooperazione sociale insiste nel richiedere che si esca dalla logica della gare d’appalto per passare all’accreditamento, così come già avviene per i servizi alle persone anziane.
“La cooperazione di tipo B, quella che ha come soci e addetti persone fragili e disabili, è un chiaro esempio di quell’economia circolare della quale si parla tanto”, ha concluso Alberani, che ha chiesto nuovamente alla Regione di dare vita a un patto per valorizzare il lavoro sociale: “In quelle cooperative, infatti, si raggiungono obiettivi di giustizia sociale, affidando lavoro e responsabilità a persone altrimenti lasciate a casa; si svolgono attività rispettose dell’equilibrio ecologico, con i bilanci in ordine e gli addetti in regola”.







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