Con Forattini muore la satira

Giorgio Forattini incontro – RN

La scomparsa di Giorgio Forattini non è soltanto un lutto per la satira: è un promemoria scomodo per un Paese che ha smarrito il gusto della libertà. Quando, negli anni Settanta, la Repubblica decise di pubblicare le vignette in prima pagina, fu una rivoluzione simbolica: l’irriverenza elevata a dignità giornalistica, la matita che aveva lo stesso rango della parola scritta. Era l’idea che il potere dovesse essere guardato negli occhi, e possibilmente deriso. Non esisteva democrazia senza dissacrazione. Oggi quel mondo è lontano. Oggi la prima pagina è un terreno minato, pattugliato da uffici stampa ipertrofici, consulenti d’immagine e agenzie di comunicazione che confezionano la realtà e la distribuiscono come un prodotto cosmetico.

La politica, le forze economiche e finanziarie non cercano il confronto, ma il monopolio del racconto. Non si limitano a parlare: occupano, colonizzano, dettano. La “comunicazione” – parola che ha sostituito la propaganda senza migliorarne i contenuti – è divenuta un’arma contro il giornalismo libero, contro il dissenso e perfino contro il pubblico interesse.

Intanto avanza una cultura “woke” che pretende di riscrivere l’alfabeto e la grammatica della realtà. Non basta controllare cosa si dice: ora si vuole stabilire come si può parlare, e soprattutto cosa non si può più nominare. Linguaggi artificiali, soluzioni grottesche, un moralismo burocratico che trasforma la libertà d’espressione in un atto sospetto. Della tolleranza resta la facciata; della pluralità, il manifesto.

E allora diciamolo senza ipocrisia: oggi a Forattini non sarebbe concesso di fare satira sui potenti. Verrebbe processato nei tribunali social, censurato dalle corporazioni della sensibilità obbligatoria, incriminato dai guardiani del politicamente corretto. La matita che graffia non è più un diritto: è un reato estetico, culturale, quasi etico.

La morte di Forattini coincide con la morte di un’idea: che la satira fosse un indicatore di salute democratica. Che una vignetta potesse dire la verità che i politici non volevano ascoltare e i giornali non osavano scrivere. Oggi l’informazione si è consegnata all’immagine, e l’immagine al marketing. In questo habitat, la satira è un corpo estraneo. Forse il modo migliore per ricordarlo è proprio questo: chiedersi perché un Paese che aveva il coraggio di ridere dei potenti, oggi sembra avere paura perfino delle parole.




C'è 1 Commento

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  1. Simonetta Morandi

    Tanti ricordi, Forattini era un personaggio con grande sensibilità artistica e intelligenza, riusciva a cogliere dei dettagli dai personaggi famosi ma anche dipinti dell’ Ottocento.


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