La Procura della Corte dei conti regionale dell’Emilia-Romagna, al termine di un’istruttoria su alcuni appalti del Comune di Reggio risalenti ad alcuni anni fa, ritiene di aver individuato un danno erariale di 625.000 euro rispetto al quale è stato chiesto un risarcimento integrale a undici persone, tra politici e funzionari comunali: tra queste spicca senza dubbio l’ex sindaco di Reggio Luca Vecchi, ma risultano coinvolti anche l’allora vicesindaco Matteo Sassi, gli ex assessori comunali Serena Foracchia, Natalia Maramotti e Alex Pratissoli, l’ex capo del servizio legale del Comune Santo Gnoni, l’ex dirigente Roberto Montagnani, la responsabile del servizio finanziario del Comune Monica Prandi e gli allora revisori dei conti Stefano Ferri, Giovanni Piccinini e Barbara Guidi.
Come ha riportato l’agenzia di stampa Dire, che ha potuto visionare il documento con le contestazioni, ai cinque esponenti politici (Vecchi, Sassi, Foracchia, Maramotti e Pratissoli) la Procura della Corte dei conti ha chiesto di restituire un terzo del danno complessivo contestato, pari a 206.000 euro totali, da dividere in parti uguali (pari a 41.200 euro a testa); la stessa cifra è stata richiesta ai tre revisori Ferri, Piccinini e Guidi, mentre a Prandi è stato chiesto un risarcimento di 62.500 euro.
Non si tratta comunque di una “sentenza” definitiva: tutte le persone coinvolte hanno infatti 45 giorni di tempo per inviare deduzioni o memorie difensive e per chiedere di essere ascoltati in riferimento ai fatti contestati.
L’istruttoria è nata dalle indagini della Guardia di finanza di Reggio sulle presunte gare d’appalto pilotate bandite dal Comune di Reggio tra la fine del 2015 e la metà del 2019. Nel mirino della Corte dei conti è finita in particolare una procedura per l’affidamento triennale del servizio di ripristino della sicurezza stradale dopo gli incidenti in città, aggiudicata nel 2017 al consorzio Cisa, di cui faceva parte anche l’autofficina reggiana Corradini.
Qui la situazione si fa controversa: secondo quanto è emerso nel primo grado del processo nato dall’inchiesta sulla cosiddetta “appaltopoli” in Comune, il servizio sarebbe stato affidato a Corradini in cambio di un accordo compensativo su una controversia che coinvolgeva in quel momento anche una società terza. Da una parte, infatti, l’autofficina vantava crediti per 2,7 milioni di euro nei confronti del Comune; dall’altra, all’ente di piazza Prampolini risultava un debito derivante da mancati versamenti dell’Imu a carico della società Immobiliare Cinque Effe srl, che aveva come rappresentante legale proprio Vincenzo Corradini.
La Corte dei conti, tuttavia, ha contestato questa operazione di triangolazione, sottolineando come secondo il regolamento generale delle entrate tributarie del Comune di Reggio, nel testo vigente all’epoca dei fatti, la compensazione tra debiti e crediti era ammessa solo se questi ultimi fossero stati riferibili allo stesso contribuente; era inoltre “tassativamente esclusa la possibilità di pagare il debito accollato tramite compensazioni”, con tanto di sanzioni in caso di violazione.
Per la Procura contabile, dunque, tutte le persone coinvolte “assentirono all’operazione, aderendovi acriticamente, senza minimamente avvedersi della manifesta illegittimità della soluzione prospettata” e ignorando il regolamento generale delle entrate tributarie del Comune di Reggio.







Burattini ed incompetenti, pero’c’e’da dire che la classe politica rispetta perfettamente le persone che la votano, che dire,,,,,,,🍀
Bella Roba!
…e complimenti ai ‘revisori dei conti’ che certificano queste schifezze!
una citta’ che dovrebbe essere da ANNI E ANNI sotto TOTALE COMMISSARIAMENTO!
La stessa congrega, è ovvio