Zamagni: i giovani verso la cooperazione per libertà, democrazia e giustizia sociale

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La più forte densità cooperativa dell’Emilia-Romagna garantisce, a parità di reddito pro-capite, più uguaglianza sociale rispetto alla Lombardia
Per Stefano Zamagni, uno dei più apprezzati studiosi di economia sociale al mondo, non ci sono dubbi: la cooperazione è fortemente attrattiva, oggi, per i giovani che amano la libertà (e non vogliono “padroni”), credono nella democrazia (“una testa, un voto”) e hanno un forte anelito verso la giustizia sociale, cioè verso una più equa distribuzione del reddito.
L’economista ha parlato al Tecnopolo su invito del Gruppo giovani cooperatori e imprenditori sociali di Confcooperative, tracciando un percorso per molti aspetti inedito del cammino cooperativo nei decenni e per il futuro.

Le cooperative – ha detto – sono nate nel Paese allora più industrializzato d’Europa (Inghilterra, 1844) e, ancora oggi, c’è un bisogno irrefrenabile di cooperazione come forma d’impresa che non separa la sfera economica (in cui molti economisti hanno collocato, per decenni, solo la forma capitalistica) da quella sociale, quella che si occupa redistribuzione e bisogni delle persone (per molti ritenuta appannaggio di associazioni o volontariato).
Proprio perché non è mai stata una forma “inferiore” d’impresa, ma semmai una realtà che le teorie hanno confinato proprio nel limbo della separazione tra sfera economica e sfera sociale, la cooperazione sarà anche lo strumento – e su questo Zamagni ha lanciato una scommessa aperta con i cooperatori e i giovani studenti presenti all’incontro – che in un futuro non lontano potrà assumere la gestione di piattaforme di informazione e servizi come quelle che oggi sono gestite da multinazionali e che vedranno i cittadini non più utenti, ma diretti gestori e proprietari.

Tutte le forme d’impresa – ha sottolineato Zamagni – sono valide e rispettabili, ma è evidente che laddove c’è cooperazione c’è un impatto molto più forte non solo sulla allargata proprietà dei mezzi di produzione e sulla democrazia, ma anche sull’equità nella distribuzione della ricchezza.

Lombardia ed Emilia-Romagna – ha esemplificato Zamagni – hanno un reddito pro-capite del tutto simile (anche se per la prima volta nella storia l’Emilia-Romagna si è posizionata davanti in classifica, con 250 euro di reddito pro-capite in più), ma l’indicatore di Gini, che misura la disuguaglianza sociale in una scala da 0 a 1, vede in testa la Lombardia con 0,55, mentre l’Emilia-Romagna si colloca a 0,45, con disuguaglianze meno marcate.

Questo – ha detto Zamagni – proprio perchè la densità cooperativa è più alta nella nostra regione Bisogna svincolarsi dall’idea – ha aggiunto l’economista nel corso dell’incontro coordinato dai portavoce del Gruppo giovani e imprenditori sociali di Confcooperative, Anna Colombini e Matteo Fornaciari – che la cooperazione sia una “cosa per poveri”, come bene evidenziano le esperienze degli Stati Uniti, dove nella ricchissima Manhattan sono recentemente nati gruppi cooperativi che si occupano di servizi, lavoro, scuole e proprio nella ricca America sono fiorite le Benefit Corporation, in cui convivono in equilibrio profitto e sfera sociale, così come nella nostra cooperazione autentica.
Occorre allora promuovere cooperazione – secondo Zamagni – e vigilare affinchè le imprese cooperative non vengano mai meno a quelle caratteristiche di libertà, democrazia e giustizia sociale di cui i giovani esprimono un bisogno fortissimo.