Un pensiero suicida che consuma l’Occidente

corteo Cgil pro Palestina Fermiamo la barbarie Massari Zanni Landini

C’è, nella tradizione di una certa sinistra radicale, un filo che lega il mito rivoluzionario ottocentesco di Marx fino alle più recenti declinazioni woke e neocomuniste. È il filo di un pensiero che, invece di confrontarsi con la realtà, preferisce negarla. Un pensiero che, di fronte alle contraddizioni del mondo, non cerca soluzioni ma sogna abbattimenti, rotture, “nuovi inizi” che hanno sempre il sapore amaro della distruzione.

Oggi questo filo riemerge nelle posizioni del “campo largo” italiano e, oltre le Alpi, nella France insoumise di Mélenchon. È l’illusione che l’Occidente sia il nemico principale, che la sua cultura sia colpevole per definizione e che, quindi, ogni forza che vi si oppone meriti almeno comprensione, se non addirittura sostegno. Persino un filosofo libertario e ribelle come Michel Onfray ha segnalato la pericolosità di questa deriva: chi chiude gli occhi di fronte all’avanzata di un islam politico e radicale compie un gesto di incoscienza che può avere conseguenze gravissime per le sorti dell’Europa.

Eppure, assistiamo all’incredibile: Hamas – organizzazione reazionaria e terrorista – diventa, per alcuni, un nuovo soggetto rivoluzionario da giustificare o addirittura da sostenere. È la vecchia seduzione dell’abbattimento dello Stato, non la sua riforma, che torna a farsi sentire: lo Stato non si cambia, si distrugge. Così, ancora una volta, la sinistra più estremista si illude di trovare nel fanatismo religioso altrui una scintilla rivoluzionaria che la storia ha da tempo spento in casa propria.

Non meno grave è l’atteggiamento di una parte della sinistra cattolica, che evita accuratamente di nominare i massacri quotidiani compiuti in odium fidei contro i cristiani nel mondo. Come se riconoscerli incrinasse la purezza di un’ideologia dell’accoglienza senza limiti, del multiculturalismo a ogni costo, di un “meticciato” elevato a dogma morale.

Ma questo culto dell’immigrazione e della contaminazione multiculturale resta pura astrazione. Teoria da seminario, non esperienza di vita reale. Alla prova dei fatti, le società che hanno rinunciato a governare i flussi, a difendere le proprie tradizioni, a custodire la propria identità, si ritrovano più fragili, divise, esposte.

Non è l’Europa, con i suoi valori di libertà, democrazia, laicità e responsabilità, il problema. L’Europa resta il cuore di una civiltà che ha saputo coniugare progresso materiale e ricchezza spirituale, pace sociale e diritti individuali. È invece il sabotaggio culturale di chi vorrebbe sostituire questi principi con un indistinto “minestrone” multiculturale, fondato non sulla convivenza ma sulla rinuncia, che mina le basi del nostro futuro.

Occorre dirlo senza polemica, ma con chiarezza: non c’è nulla di liberatorio nella corsa verso il miraggio della “sostituzione etica” che promette solo violenza e barbarie. Difendere l’Europa e il suo patrimonio non significa chiudersi, ma sapere chi siamo e riconoscere ciò che abbiamo costruito. Significa custodire un’eredità che è l’unica vera speranza di civiltà per le generazioni che verranno.




Ci sono 6 commenti

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  1. Ipocrisia unica Dea

    Bravo Direttore. Una voce ed un pensiero prezioso per questa esterofila e degradata cittadina e non solo.
    Assistiamo a questa orrenda manifestazione terrorism woke oriented che non emette sillaba quando hamas in dieci minuti stermina migliaia di giovani ad una festa e poi trascina in piazza pecore ammaestrate quando l’aggredito reagisce.
    La morte del senso critico è tragica realtà, la massa imbelle e narcotizzata non riesce a comprendere questo burrone in cui siamo indirizzati, obiettivo è manipolare le menti per imporre un mutamento della società verso radiose società teocratiche.

  2. Carla

    Perfetto, direttore. Un solo vocabolo mi pone un interrogativo: sostituzione “etica” oppure “etnica” anche se, in questo caso, il danno sarebbe equivalente

  3. paolo

    In effetti ci si riconosce tanto in questa europa a partire dalla sua classe dirigente il lettone dombrovskis all’economia, il lituano kubilius alla difesa, l’estone kallas alla politica estera… tutti coordinati dall’empatica von der leyen…… sarebbe stato più credibile materazzi a coordinare gli ultras del Milan.
    L’europa disunita ha scelto il suicidio da tempo.


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