Traini, l’accusa è di strage aggravata. Ha confessato tutto, ma non si pente

È in carcere Luca Traini, il 28enne che sabato ha tentato di fare una strage di migranti a Macerata.

L’accusa nei suoi confronti è di strage aggravata dalle finalità di razzismo. Al giovane sono contestati anche porto abusivo di armi e altri reati. L’uomo ha lasciato la caserma dei carabinieri a testa alta e sguardo dritto davanti a sé non ha detto una parola ai cronisti che erano ad attenderlo. Traini è a Montacuto, lo stesso carcere dove è rinchiuso Innocent Oseghale, il nigeriano presunto assassino di Pamela. 

E sarebbe proprio la morte brutale di Pamela Mastropietro all’origine della tentata strage di sabato. Traini lo ha ribadito ai Carabinieri. "Ero in auto e stavo andando in palestra quando ho sentito per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Sono tornato indietro – avrebbe raccontato – ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola". 
 
Dalla casa della madre di Traini i carabinieri hanno sequestrato una copia del Mein Kampf, una bandiera con la croce celtica e altre pubblicazioni riconducibili all’estrema destra. Gli investigatori hanno anche sequestrato i computer dell’uomo per verificare se vi siano elementi utili alle indagini. 
 
Sabato era scoppiato il terrore a Macerata, due ore di caccia al nero tra le strade di una Macerata spaventata e chiusa nelle case, una rappresaglia armata "preparata e progettata" fin nei dettagli, un raid con un solo movente: un odio razziale che emerge da un background "fascista e nazista".  La morte atroce di Pamela, fatta a pezzi forse da uno spacciatore nigeriano, ha prodotto un altro orrore: un tiro a segno per le vie di Macerata con l’unico obiettivo di uccidere lo straniero.