“N.N. – Nessuna novità. Si scriveva così durante i turni di guardia nel periodo del servizio militare, passando in rassegna i punti sensibili. Tutto bene. È questo il messaggio che fa comodo a un certo tipo di informazione. I cittadini possono dormire sonni tranquilli, non sta succedendo nulla di grave”. Scelgono la strada del sarcasmo i consiglieri comunali della lista civica per Reggio Giovanni Tarquini e Carmine Migale nel commentare le diverse situazioni di difficoltà che attanagliano la città.
Ma è solo un momento, poi i toni tornano a farsi seri: “Noi pretendiamo, con diritto, di sapere se i settori sensibili dell’attività amministrativa e di gestione della cosa pubblica sono effettivamente in linea con i princìpi di buon funzionamento e fanno realmente l’interesse della collettività, o se non sono invece impantanati negli effetti di scelte sbagliate e dannose. No, dalle stanze del potere fanno sapere che va tutto bene. Nulla da segnalare. E intanto la città sprofonda nelle classifiche nazionali, schiacciata dal degrado, dall’abbandono del centro storico e del forese, dalla mancanza di parcheggi, dalle limitazioni alla circolazione, dalle strade colabrodo, dallo spaccio a cielo aperto, dall’insicurezza che pervade ormai ogni quartiere. I negozi chiudono per cessata attività, i progetti imprenditoriali saltano”.
“I misteri, che in realtà di misterioso hanno ben poco, su incendi accelerati o dissesti finanziari restano lì e non si va oltre. Gli investimenti si concentrano a caso, o forse non così a caso, ma sicuramente dove non ci sono priorità. E così chi può se ne va. Ma dobbiamo stare tranquilli, ci dicono. Chi rimane non si deve preoccupare. Può infatti confidare su valenti street tutor, su uffici comunali semichiusi per maggiore garanzia dei dipendenti ma funzionanti, su monopattini per tutti reperibili in ogni dove, su progetti di nuove vie di passeggio in stile ramblas in aree che dovrebbero essere oggetto di ben altri progetti, su sportelli antirazziali, su atelier per tossicodipendenti, e su tanto altro, ma soprattutto su una politica scolastica che muove da una radicale decolonizzazione degli insegnanti”.
“Una volta rieducati e riformati – concludono Tarquini e Migale – questi non saranno più così crudeli da istruire i figli o i nipoti degli immigrati secondo modelli scolastici antichi e superati, ma finalmente si daranno da fare per dialogare con loro decolonizzando ogni cartina geografica e fisica. Cosicché tutti si sentiranno a casa loro, titolari di ogni diritto immaginabile ed esonerati da ogni forma di rispetto verso le nostre inutili regole e tradizioni. Avanti così. Lo vuole la maggioranza. Votateli pure!”.







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