Rivolta in stazione a Reggio dopo la morte dell’amico, 11 persone denunciate

radunata sediziosa

Dopo un mese di indagini da parte della Digos, la questura di Reggio ha denunciato 11 persone (dovranno rispondere del reato di radunata sediziosa, art. 655 del codice penale) per la “rivolta” contro la polizia messa in atto dal gruppo di persone nella zona della stazione ferroviaria storica di Reggio nel pomeriggio dello scorso 25 luglio, all’indomani della morte del 22enne gambiano Badje Illyasa, investito sui binari da un treno in transito mentre fuggiva – a detta dei connazionali, ma non ci sono ancora riscontri in tal senso – dagli agenti.

La morte del giovanissimo ragazzo dell’Africa occidentale (sulla quale è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti) fece scatenare una vibrante protesta che degenerò in un lancio di biciclette e altri oggetti all’indirizzo della polizia e in alcune aggressioni a persone presenti nella zona della stazione.

Uno degli undici indagati è accusato anche di lesioni personali per aver picchiato un passante che stava riprendendo la scena con il telefonino; altre due persone, un 21enne e un 23enne del Gambia, sono stati deferiti per lesioni personali in concorso per aver aggredito – sempre durante la stessa rivolta – due cittadini originari del Marocco.

Due degli undici indagati, inoltre, sono stati immediatamente arrestati: il 24enne gambiano Jaiteh Ibrahima, perché doveva ancora scontare una condanna a 3 anni e 6 mesi di carcere per una rapina commessa a Palmi (in provincia di Reggio Calabria), e il 33enne del Burkina Faso Bara Noufou, che non avrebbe rispettato l’obbligo di firma disposto dal giudice per un’altra rapina in Calabria.

Le persone denunciate sono state identificate nelle scorse settimane dalle forze dell’ordine grazie alle telecamere di videosorveglianza: sono tutte richiedenti asilo di nazionalità gambiana, maliana e del Burkina Faso, di età compresa tra i 19 e i 36 anni, dimoranti nei capannoni delle ex Officine  Reggiane. Cinque di questi sono risultati con il permesso umanitario scaduto, anche se in attesa della sentenza dopo un ricorso al giudice.