Giovedì 16 ottobre in Fonderia a Reggio arriva “Stuporosa” di Francesco Marilungo, vincitore del Premio Ubu 2024 come “miglior spettacolo di danza”. Ispirato ai rituali funebri della tradizione popolare, al tarantismo e al ballo di San Vito, è un incredibile lavoro collettivo per cinque performer sull’universalità del dolore luttuoso e sulla sua guarigione: una vorticosa danza in cui tarantismo, “possessione” e lamento funebre ipnotizzano lo spettatore.
Così, apparentemente senza motivo, piangono le cinque performer di “Stuporosa”, dando vita a un pianto che assume varie sfumature: ora trattenuto, ora soffocato, ora si fa musica, ora sfocia nella speranza, ora diviene canto ricalcando le sonorità di un antico lamento funebre salentino.
I loro corpi si frammentano alla ricerca di forme arcaiche, lontane, che si perdono e sciolgono all’istante. Queste forme sono le figure di pathos, immagini archetipiche del patire umano che si sono tramandate nel tempo attraverso secoli e civiltà, immagini appartenenti a riti funebri passati ma che hanno valore universale – perché, da quando è stato creato, l’essere umano ha sofferto sempre allo stesso modo. Le cinque performer cercano di recuperare un senso di collettività, una ritualità, di instaurare nuove forme di mutuo soccorso, sussurrando antiche formule magiche, rievocando danze tradizionali, cantando una ninna nanna salentina.
In “Stuporosa”, come per certi versi avviene nel pianto rituale, si assiste a una stilizzazione del pathos, a una sua de-isterizzazione; e la performance in sé vuole essere un invito a riflettere sullo stato di lutto, sulla necessità umana di un istituto culturale condiviso, di un rito comunitario, per superare momenti di crisi individuali.







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