Reggio, Festival Aperto alla Cavallerizza: “Lontano da qui”

lontano1

“Lontano da qui” è una novità assoluta, affidata a uno dei compositori più in vista della scena contemporanea, Filippo Perocco e alla regìa di Claudia Sorace di Muta Imago, compagnia teatrale di ricerca fra corpo e modi installativi. L’opera mette in musica e in scena una riflessione sul cambiamento, la precarietà, e infine la rinascita.
Dopo il debutto di Spoleto, l’opera arriva al festival Aperto, al Teatro Cavallerizza nei giorni venerdì 28 settembre, ore 20.30 e domenica 30 settembre, ore 18.00.
L’opera è stata commissionata dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e coprodotta dalla Fondazione I Teatri, con il supporto di Ernst von Siemens Music Foundation. Il libretto è di Riccardo Fazi (cofondatore di Muta Imago); realizzazione scene e video di Maria Elena Fusacchia. Dirige l’Ensemble strumentale del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e l’Ensemble L’arsenale il Maestro Marco Angius; interpreti vocali Daniela Nineva (mezzosoprano), Livia Rado(soprano) e Emanuela Sgarlata (soprano).

“Le “campane dormienti” (così ho deciso di chiamarle) catalogate e custodite nel Deposito dei Beni Culturali di Santo Chiodo, a pochi chilometri da Spoleto, hanno rappresentato per me l’elemento cardine che ha dato il via alla fase di scrittura e che mi ha accompagnato sino alla fine del lavoro – spiega il compositore Filippo Perocco – Quel suono appare come un ricordo, come profilo eroso e distorto della memoria fortemente legata ad un territorio. Altri elementi della memoria umana e “il ricordo di vita anteriore” ricorrono come ombre dilaniate.
Queste radici, che tracciano la serenità e la crudezza della quotidianità, non rappresentano un vincolo bensì una delle possibili soluzioni per dar voce ad aspetti universali della vita dell’uomo di oggi e di ieri”.
In scena solo due donne: una figlia (Livia Rado) e sua madre (Daniela Nineva). La Natura, assente fisicamente, si fa presenza vocale (Emanuela Sgarlata). Sono queste le protagoniste di una vicenda divisa tra un prima e un dopo. “Prima che accada una catastrofe a cambiare il normale corso degli eventi – scrive Claudia Sorace, regista – Dopo che è accaduta per archiviare tutto quello che è stato. È il tentativo di riavvolgere il nastro, non tanto nella speranza che la catastrofe non accada, quanto per cercare di attraversare tutto quello che è stato e che non è più per poterlo portare via con sé, nel futuro. Prima tutto scorre in una tranquilla routine, tra una madre e una figlia che abitano una casa di un piccolo paesino. Poi tutto cambia. La casa che prima era il luogo della routine, non sempre piacevole, come tutte le routine, si scompone. La figlia inizia un percorso all’inverso, tornando al passato, in cerca di una via d’uscita verso il futuro. Rielaborare quello che è stato non è un’attività nostalgica, è al contrario una potente azione risanatrice, che crea le condizioni per andare avanti in maniera più libera e spregiudicata. La nostra protagonista, la figlia, compie questo movimento, prima di essere pronta ad andare via, piena di tutto quello che è stato, lontano da qui”.