Reggio. Al Festival Aperto il violino di Gidon Kremer

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Il festival Aperto di Reggio Emilia accoglie sabato 22 settembre, ore 20.30, al Teatro Municipale Valli Gidon Kremer, fra i più grandi violinisti del mondo, impegnato in un progetto originale in cui affianca Luigi Nono a Mojsei Vajnberg, due compositori capaci, per diverse e specifiche ragioni, di straordinaria intensità poetica. Con Nono il violino “caminante” di Kremer entra in fine dialogo sonoro con se stesso, grazie alla moltiplicazione spaziale in live electronics. Ai Preludi di Vajnberg, Kremer associa una selezione di immagini del fotografo lituano Antanas Sutkus, costruendo così un’opera audiovisuale di grande impatto emozionale.

La lontananza nostalgica utopica futura nasce dall’incontro tra Luigi Nono e Gidon Kremer avvenuto a Friburgo nel 1987, un incontro apparentemente casuale, ma da entrambi cercato da tempo. Come racconta lo stesso compositore: “ero nello studio di Friburgo per i miei esperimenti e i miei studi, quando entrò Gidon Kremer che era venuto a cercarmi. A dire il vero io lo avevo cercato tempo fa, ma senza trovarlo e a lui era capitata esattamente la stessa cosa: in quel momento però era entrato nello studio dove stavo lavorando. Non ci eravamo mai incontrati in precedenza e d’un tratto abbiamo trascorso cinque ore insieme parlando”. Da questo scambio tra due protagonisti della musica del Novecento in cerca di nuove modalità espressive nasce il “madrigale per più caminantes” per violino solo, otto nastri magnetici e da otto a dieci leggii, tra i quali il solista si sposta senza un percorso predeterminato. Il numero variabile di leggii è volto a rendere più articolata la performance: la partitura infatti è disposta su sei leggii “lontani tra loro, irregolarmente e asimmetricamente, mai vicini, in modo da rendere possibili vari cammini tra loro, mai diretti, cercandoli… ‘intrigati’ anche da due o quattro leggii vuoti, per rendere il cammino ancor più variato e fantasioso”, come spiega lo stesso compositore. E il violinista cammina tra di essi, talvolta titubante, fermandosi improvvisamente, per poi riprendere la ricerca del leggio successivo.

I Preludi del compositore ebreo-russo Mojsej Vajnberg, vengono associati a immagini del fotografo lituano Antanas Sutkus in Preludes to a Lost Time (Imaginary Dialogues), un’opera audiovisuale sulla condizione artistica ed esistenziale nella vecchia URSS. Vale la pena affidarsi alle parole dello stesso Kremer per comprendere meglio:
«Considero Vajnberg uno dei compositori più importanti del XX secolo, collega e grande amico di Šostakovic. Mentre trascrivevo i 24 Préludes […] pensai alla possibilità di combinare musica e fotografia. Nel giugno 2017 la mia attenzione fu attratta dal lavoro di un eccellente fotografo lituano, Antanas Sutkus. […] Cosa accomuna queste due personalità, Vajnberg e Sutkus? È interessante constatare che la musica di Vajnberg e molte delle potenti immagini di Sutkus sono nate nello stesso periodo, gli anni Sessanta. E anche se non hanno legami espliciti, il progetto mostra chiaramente che i due artisti hanno condiviso una certa esperienza di vita. I loro suoni e immagini riflettono una certa ideologia “utopista”, concetto imposto a tutti nel periodo sovietico. Ho scoperto la musica di Vajnberg molto tardi, ma sono subito diventato uno dei suoi più ferventi sostenitori. Nei Preludi si possono percepire immagini sonore traboccanti di emozioni, mentre le immagini molto espressive di Sutkus recano in sé una forza dinamica unica. Con il suono del mio violino, spero di riuscire a introdurre il pubblico a un “mondo perduto” [Lost Time, ndt], aggiungendovi la prospettiva delle persone che vivono ancora.»

Luigi Nono, La lontananza nostalgica utopica futura. Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer, per violino solo, 8 nastri magnetici e da 8 a 10 leggii (1988-89)
Vilius Keras, regìa del suono.

Mojsei Vajnberg, 24 Preludi per violoncello op. 100 (1968 – trascrizione per violino: Gidon Kremer)
Preludes to a Lost Time (Imaginary Dialogues)
fotografie Antanas Sutkus.