A cinque mesi dall’incendio scoppiato nella notte tra il 10 e l’11 febbraio scorsi nell’area del polo industriale di via Due Canali, a Reggio, non è ancora stata completata la bonifica delle aree circostanti dai frammenti di cemento amianto staccatisi durante il rogo dalla copertura dello stabilimento di Inalca.
Il Comitato Amianto Zero, in questi mesi e in queste ultime settimane in particolare, ha effettuato una sorta di “mappatura informale” della presenza di frammenti di cemento amianto in quel quadrante della città. Ora, dopo che qualche giorno fa la mappa è stata resa pubblica, l’assessora comunale Carlotta Bonvicini ha richiesto al comitato un “incontro urgente”.

Il comitato si è detto “pienamente disponibile al dialogo e alla collaborazione, come sempre dimostrato fin dall’inizio della vicenda Inalca”, ma ha posto dei paletti: “Riteniamo che il lavoro svolto dal comitato, con impegno e responsabilità civica, non possa essere semplicemente utilizzato senza prima definire un quadro trasparente e vincolante degli impegni da assumere, a partire dalla vera emergenza sanitaria: la bonifica definitiva di ciò che resta dei 2500 metri quadrati di coperture in amianto di Inalca, andati in fumo nel febbraio scorso, già in condizioni assolutamente scadenti, così come certificato dallo Studio Alfa, dapprima il 3 maggio 2021, successivamente il 23 maggio 2025, al punto tale da consigliare ai proprietari dello stabilimento una radicale bonifica, mai effettuata”.
Prima dell’incontro, il Comitato Amianto Zero ha chiesto che l’amministrazione comunale comunichi ufficialmente quali azioni intenda intraprendere nei confronti del gruppo Cremonini, proprietario di Inalca, alla luce della delibera n.149 del 10 luglio scorso, dove Inalca “dichiara di non ritenersi obbligata a effettuare ulteriori bonifiche né all’interno né all’esterno dello stabilimento, in quanto non proprietaria dell’immobile”. Tradotto, per il comitato: “Inalca non intende rimuovere l’amianto ancora presente… ovunque”.
Di fronte alle evidenti inadempienze di Inalca, il Comune di Reggio nei giorni scorsi ha deciso (seppur tardivamente) di prendere in mano la situazione e di intervenire direttamente, prelevando 30.500 euro dal Fondo di riserva comunale e subentrando all’azienda nel completamento delle operazioni di bonifica.
“Questo approccio – ha commentato il Comitato Amianto Zero – ci pare inefficace e persino illogico: bonificare i frammenti trasportati dal vento (ipotesi fantasiosa del sindaco, priva di qualsiasi fondamento: una bonifica a regola d’arte non è mai stata effettuata!) senza intervenire prima sulla fonte del problema, cioè l’amianto ancora presente nello stabilimento Inalca andato a fuoco, è come svuotare il mare con un secchio. Dobbiamo forse affidarci alla benevolenza di Giove Pluvio? In seguito alle prossime folate di vento, saranno stanziati ulteriori fondi pubblici per bonificare le aree eventualmente contaminate dai frammenti tossici di Inalca? È un modo corretto di gestire il denaro dei reggiani? Perché i cittadini dovrebbero pagare le spese di errori altrui, specialmente dei potenti – e dei prepotenti – di turno?”.
Prima di stanziare questi fondi, ha chiesto il comitato, “il Comune ha verificato l’esistenza di eventuali polizze assicurative sugli immobili coinvolti alla data dell’incendio? Se esistono, chiediamo che vengano resi pubblici i relativi dati: contraente, compagnia, tipo di copertura e soggetti coinvolti”.
“Prendiamo atto, infine, che la mappa dell’amianto presente in città redatta da Arpae è da considerarsi un reperto archeologico e proponiamo un patto per la città che metta fine alle bonifiche inconcludenti a spese dei cittadini: ci impegniamo a condividere la mappa realizzata dal Comitato Amianto Zero solo a seguito dell’impegno concreto e scritto del Comune su un piano di bonifica che comprenda tutti i siti contaminati, a partire dallo stabilimento Inalca”.







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