Reggio Children vota Grasso

Ho trovato singolare la disponibilità dei vertici di Reggio Children ad ospitare un incontro con un candidato alle elezioni – il leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, tuttora presidente non dimesso del Senato della Repubblica – per di più a pochi giorni dal voto.

Tralascio le mancate dimissioni di Grasso, che pure sarebbero state doverose per una figura che incarna la seconda autorità dello Stato (così facendo, ha confuso il proprio ruolo di garante di un’assemblea parlamentare per imbucarsi direttamente nella contesa elettorale).

Sorprende, sul piano locale, l’inconsapevolezza – mettiamola così – delle istituzioni che sovrintendono al modello educativo di fama internazionale riguardo un tema assai delicato che regola le relazioni tra ciò che è di tutti e ciò che è di una parte.

Mi chiedo: se Salvini o Di Maio o Berlusconi o chiunque altro avessero chiesto di essere ospitati dai provvisori gestori di Reggio Children per un’iniziativa elettorale, quale risposta avrebbero ricevuto?

Chi desideri organizzare un evento al Centro Malaguzzi conosce la strada: fa domanda, se viene accolta paga il canone di affitto, le spese e tutto il resto. Ma l’incontro con Grasso non è stato un convegno al Centro Malaguzzi (vista la scarsissima affluenza di pubblico, effettivamente quello spazio sarebbe stato fuori misura).

No: è stato l’incontro tra il candidato leader di una forza politica con insegnanti, dirigenti eccetera delle scuole reggiane. Ma le scuole reggiane votano LeU? Chi non riesce a cogliere il senso della distinzione che va fatta tra istituzioni pubbliche e contesa elettorale svela un tratto di nostalgia di partito unico tipica di un sistema totalitario. Un evento in perfetto stile sovietico, diciamo. Che nostalgia.