Reddito di cittadinanza. Di Maio contro Tria

Il nodo sulla manovra resta la copertura delle misure presenti nel contratto di governo. Chi era presente al vertice ieri a palazzo Chigi riferisce che la discussione si è protratta proprio sulle risorse da mettere sul tavolo. Con l’argine del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e l’insistenza di Lega e M5s affinché il responsabile di via XX settembre allarghi i cordoni della borsa.

Ieri è stato il vicepremier Di Maio a chiedere al ministro di trovare le risorse per il reddito di cittadinanza. “Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà”. Un pressing portato avanti anche dalla Lega.

“Bisogna abbandonare un atteggiamento di rigidità eccessiva – spiega un membro del governo del partito di via Bellerio -. Basta guardare solo allo spread e ai mercati. Serve una manovra per la crescita”.

In realtà nella Lega continuano ad esserci dubbi sulla misura cara ai Cinque stelle. “Solo le nostre – sottolinea la stessa fonte – sono proposte per lo sviluppo economico. Per la flat tax le coperture serviranno in realtà dal 2020”. Il presidente della commissione Finanze del Senato Alberto Bagnai pero’ difende il provvedimento:

“La logica del reddito di cittadinanza non è una logica assistenziale o semplicemente di lotta alla povertà ma intende facilitare il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro”.

La Lega comunque sostiene l’alleato di governo sull’eventualità di arrivare al 2,2% nel rapporto deficit-Pil. Il partito di via Bellerio è impegnato soprattutto nel raggiungimento dell’obiettivo ‘quota cento’. Sul capitolo pensioni servono – questo il ‘refrain’ – almeno 6 miliardi. Mentre oggi il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci ha rilanciato la necessità di arrivare ad un’intesa sulla ‘pace fiscalè. “Non è una sanatoria tombale. E si potranno mettere in regola anche le cassette di sicurezza”, ha spiegato in un’intervista.

Il Corriere della Sera parla di “una manovra da 28 miliardi di euro e un rapporto deficit/pil che si possa spingere fino al 2,5%. […] I pentastellati sono convinti che il ministro (Tria) possa reperire le risorse da destinare — al netto dello stop agli aumenti dell’Iva — ai punti cardine della manovra (10 al reddito di cittadinanza, 7 alla flat tax e 8 al superamento della Fornero, più altre per le altre voci di spesa) e anche Di Maio — prima di partire per il viaggio in Cina con gli imprenditori — lo ha dichiarato pubblicamente”. “Il vicepremier ha messo sul tavolo un pacchetto che comprende oltre alle misure-chiave anche altri punti. Si va dagli sgravi alle imprese che assumono a tempo indeterminato, alla compensazione debiti crediti della Pubblica amministrazione, dalla creazione della banca pubblica degli investimenti alla costituzione di un fondo venture capital per le start-up innovative. È previsto anche un pacchetto di decertificazioni per le imprese”.