Radiovasca. Il macho

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Sorge il sole
canta il gallo
Mussolini
è già a cavallo.

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La comunicazione della forza politica di un Capo si fonda da sempre sul mito della potenza fisica. Qui il Duce, intento a mietere il grano e durante una celebre nuotata nel mare di Riccione.

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Mao Tse Tung, il Grande Timoniere della Cina comunista, scelse nel 1966 di sfidare le correnti del Fiume Giallo per preparare il popolo all’imminente Rivoluzione Culturale e soprattutto per far sapere ai nemici interni di essere pronto a qualsiasi battaglia. Il culto della personalità non ha limiti: la propaganda fece sapere al mondo che Mao (all’epoca aveva 73 anni) aveva percorso 15 chilometri in 65 minuti, una prova che nessun campione olimpico avrebbe mai potuto nemmeno avvicinare.

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Pochi giorni fa Luca Vecchi, probabilmente senza essere consapevole degli esempi degli illustri predecessori, ha partecipato in veste di atleta alla mattinata podistica nella città di Reggio. Partenza alle 5.30, luci dell’alba, auricolari e cellulare collegato in Bluetooth, il sindaco si è fatto seguire e immortalare in una serie di fotografie poi pubblicate dai canali social (quelli personali, che probabilmente paga il Comune).

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Mussolini, Mao, Vecchi. Fatte le debite proporzioni, i simboli del potere sono sempre gli stessi. Mussolini voleva rifare l’Italia, Mao eliminare gli oppositori, il nostro caro Prudencio far sapere ai reggiani che il capo è sempre lui. Anche quando non sarà più sindaco.

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La narrazione machista di Prudencio va avanti con aggiornamenti quotidiani. Il sindaco si è messo al centro della parata del Pride, circondato da una fitta schiera di politicanti ansiosi di farsi fotografare con la collana hawaiana al collo. Il sindaco si è fatto prendere dall’entusiasmo e ha dichiarato che il Pride fosse la manifestazione popolare più partecipata degli ultimi anni. Radiovasca riferisce che la verità è un’altra: c’era più gente in piazza per la promozione della Reggiana e per il passaggio alla semifinale del Marocco ai mondiali di calcio. Ma non erano italiani.

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Il Pride reggiano edizione 2023 è stato in realtà deludente sul piano della festa. Meglio quello del 2017, più colorato, più divertente, una novità per Reggio Emilia. La realtà che quasi nessuno riesce a dire, a parte questa rubrica, è che il Pride è un format invecchiato, ripetitivo, in fondo noioso, buono solo per le passerelle dei soliti politici in cerca di visibilità.

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Prudencio non ha poi voluto mancare di indossare le vesti dell’amicone degli islamici partecipando alla cerimonia del Sacrificio nel parco del Carrozzone. Le preghiere del mattino con volume a palla hanno discretamente disturbato gli abitanti del quartiere, i quali sono molto pazienti – ma a tutto c’è un limite, specie quando si vorrebbe riposare alle cinque del mattino. Il rito sacrificale è considerato peraltro una pratica infame per gli animalisti e per chiunque provi una minima sensibilità verso esseri che vengono uccisi e macellati senza ritegno.

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Ultime dalla politicanza locale. Quelli che potrebbero trovare la maggioranza nel Pd – Mammi e Pratissoli – per motivi diversi si dicono non interessati. Interessati invece sono tutti gli altri.

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Gira su Facebook uno pseudo sondaggio su Reggio, i programmi elettorali, ma soprattutto i possibili candidati. Lo realizza una sedicente agenzia denominatasi Piave, di fatto il committente è anonimo. Tra i possibili candidati figurano soggetti quali la grillina Pignedoli e il civico De Lucia, ma anche outsider quali la bonacciniana Bondavalli. Nessun esponente del centrosinistra viene preso in considerazione, nessun leghista, di centrodestra solo Aragona e una Donatella Prampolini che sta benissimo a Roma con ruoli di spessore nazionale.

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Il sondaggio è farlocco. Chiunque può votare dai social, senza alcun criterio di statistica su basi di campionatura scientifica. Si tratta di manovre buone solo per cercare di influenzare l’elettorato con metodi non trasparenti.

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Citazione finale per il Pd. Vogliono scegliere il sindaco da soli, partendo dal 30% dei voti? Qualcuno spieghi a Gazza and company che le maggioranze assolute sono morte con il Pci. E che i potenziali alleati potrebbero anche correre da soli. Per cui: un conto è scegliere da soli, altro è creare e scegliere con una coalizione.
Anche perché, probabilmente, il prossimo anno si voterà anche per la presidenza della Provincia, sulla via del ritorno dopo i pasticci combinati dal fu ministro Graziano Diomio!

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La vera news, nel caos di autocandidati che si muovono sotto traccia, è la miracolosa riesumazione di Sonia Masini, baby pensionata da Ramiseto, presidente della Provincia nei primi anni Duemila, silurata dal partito una ventina d’anni fa. Che dire? Largo ai giovani!