Nell’udienza di giovedì 6 marzo del processo d’appello sulla morte di Saman Abbas è tornato in aula come testimone anche il fratello della vittima, che all’epoca dei fatti era minorenne. Il giovane, durante il primo grado del procedimento, aveva accusato i familiari imputati per l’omicidio della sorella, ma la corte aveva valutato come sostanzialmente inattendibili molte delle sue dichiarazioni.
Il ragazzo, a voce bassa e in un italiano piuttosto stentato, ha ripercorso – pur tra tanti “non ricordo” – gli ultimi minuti di vita della sorella, svanita nel nulla nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021 dalla sua abitazione di Novellara e ritrovata senza vita dopo un anno e mezzo, alla fine di novembre del 2022, sepolta a tre metri di profondità nelle campagne della Bassa reggiana, ribadendo di fatto le accuse ai componenti della sua famiglia imputati per la morte della diciottenne.
Il giovane ha raccontato in aula di aver registrato, su richiesta della madre, le chat della sorella con il fidanzato dell’epoca, relazione che non era accettata dalla famiglia di Saman Abbas. Secondo la testimonianza, il padre “si arrabbiò tantissimo, mia sorella disse che non era vero, poi prese le sue cose e voleva andare via” dalla casa di Novellara.
A quel punto, sempre secondo il fratello, Saman – che era vestita con abiti pakistani – andò in bagno a cambiarsi e uscì con jeans e giacca. “Ricordo che la mamma diceva a Saman di non andare”, ha spiegato ancora il ragazzo. Ma poi uscirono dalla casa di Novellara in tre: Saman, suo padre e sua madre, come si vede anche nei filmati delle telecamere di videosorveglianza del piazzale.
Nessuna traccia, però, del fratello: lui stesso ha detto in aula di non ricordare dove si trovasse di preciso in quegli istanti. Sostiene però di aver visto lo zio Danish Hasnain “che prendeva al collo mia sorella, lei camminava, lui era tra la seconda e la terza serra”, e ha nuovamente collocato sulla scena del crimine i due cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq – entrambi assolti in primo grado. Sempre secondo la ricostruzione del fratello, il padre tornò in casa con lo zaino di Saman e mise le sue scarpe in valigia, prima di partire per il Pakistan con la moglie il giorno seguente. Un viaggio non programmato, secondo la testimonianza: “Fu uno choc, non me l’aspettavo. Mio padre mi disse di rimanere con lo zio”.
Quando la sostituta procuratrice generale Silvia Marzocchi ha domandato al giovane di raccontare cosa vide quando la sorella uscì di casa per l’ultima volta quella sera, accompagnata dal padre Shabbar Abbas e dalla madre Nazia Shaheen, il ragazzo è rimasto in silenzio; infine, su sollecitazione del presidente della Corte d’appello di Bologna, ha chiesto di sospendere l’audizione.







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