Anziani maltrattati. Difesa di Coopselios. Ausl: se confermati, gravissimo

Si comincia a delineare con più precisione la vicenda del centro anziani di Correggio, la struttura (di proprietà del Comune reggiano ma concessa in appalto alla cooperativa Coopselios dal 1997) salita agli onori delle cronache dopo la denuncia presentata dalle famiglie di due ospiti per presunti maltrattamenti da parte di alcune operatrici nei confronti degli anziani da accudire.

In merito agli avvenimenti, che risalgono all’aprile del 2017 e che vedono indagate alcune operatrici della casa residenza, Coopselios ha precisato che le ipotesi di reato contestate non hanno mai riguardato – neppure nella fase delle indagini – la cooperativa, che non è stata finora oggetto di alcun provvedimento da parte della magistratura.

Non solo: rispetto alle due denunce presentate, sulla base della ricostruzione della procura sarebbe solo uno l’ospite coinvolto (sui 97 totali della struttura), che peraltro secondo le indagini sarebbe stato vittima di offese di tipo esclusivamente verbale – e non, dunque, di maltrattamenti fisici. Ospite che, come ha specificato Coopselios, “risulta a tutt’oggi per scelta dello stesso e della sua famiglia” ancora residente nella struttura di Correggio.

È emerso anche un piccolo “giallo” riguardante la vicenda processuale: se il filmato diffuso nei mesi scorsi dalla stampa è stato riconosciuto come effettivamente rilevante da parte della cooperativa (anche se l’episodio non ha avuto alcun esito giudiziario, dal momento che l’operatrice immortalata nel video non è risultata mai indagata, il comportamento evidenziato dalle immagini è stato infatti ritenuto da Coopselios non conforme rispetto al codice etico interno, motivo per cui la lavoratrice è stata sospesa e licenziata), le fotografie arrivate all’attenzione degli inquirenti (non è ancora chiaro chi le abbia fornite né come ne sia venuto in possesso) non corrisponderebbero invece al periodo in cui si sarebbero svolti i fatti contestati, ma sarebbero invece riferibili a periodi ampiamente antecedenti alle indagini – ovvero ad almeno due anni fa.

A tanto, infatti, risalirebbe l’ultimo episodio di piaghe da decubito ufficialmente riscontrate su uno degli ospiti della struttura; le fotografie in mano alla procura, secondo Coopselios, non potrebbero dunque aver immortalato questo tipo di ulcere nella primavera dello scorso anno, ma sarebbero riconducibili a diversi mesi precedenti – e non proverebbero dunque alcun presunto maltrattamento di tipo fisico ai danni degli ospiti, come invece sostenuto nelle denunce.

Nel corso dell’udienza preliminare che vede coinvolte le operatrici, in ogni caso, è stata richiesta la citazione della cooperativa come responsabile civile. Una richiesta che “benché formalmente ammessa riteniamo poco comprensibile, in considerazione del momento processuale”, hanno precisato il direttore generale di Coopselios Raul Cavalli e il presidente Giovanni Umberto Calabrese, ricordando che al momento non è ancora stato disposto l’eventuale rinvio a giudizio delle operatrici e rifacendosi “all’assoluta correttezza e professionalità che ha sempre connotato i rapporti tra Coopselios e gli enti coinvolti nella vicenda”.

All’udienza del prossimo 18 gennaio, in ogni caso, la cooperativa provvederà a costituirsi in giudizio “non solo per dimostrare la sua assoluta estraneità, anche su piano civilistico, dalle condotte personali contestate alle operatrici, ma anche per dimostrare tutto quanto è stato messo in atto per prevenire situazioni di potenziali cattive condotte”.

“Ci affidiamo pertanto alla magistratura – ha aggiunto Cavalli – per l’accertamento definitivo di quanto accaduto e delle relative responsabilità, fiduciosi di poter avere riconosciuto, al termine del procedimento, il ruolo svolto dalla cooperativa non solo in occasione della vicenda ma anche nel corso dei 30 anni di attività svolta con responsabilità, affidabilità e sensibilità”.

Il dg di Coopselios ha anche rivendicato l’impegno della cooperativa sul fronte della formazione: negli ultimi 5 anni sono stati investiti 3,5 milioni di euro per formare lavoratori e lavoratrici sulla prevenzione del burnout, sulla sorveglianza sanitaria, sull’accompagnamento al fine vita e su altri aspetti delicati del lavoro di cura della persona. Tutti i lavoratori, inoltre, hanno firmato un “patto di cura” che li informa in maniera chiara e puntuale sulla particolarità del lavoro di cura e sulle possibili difficoltà da affrontare, sia fisiche che psicologiche, e possono usufruire eventualmente della figura dello psicologo aziendale.

L’Ausl in una nota: se confermati fatti di assoluta gravità. Alcune considerazioni in seguito alle dichiarazioni dei dirigenti di Coopselios in merito alla costituzione di parte civile da parte delle istituzioni.
I fatti emersi dalle indagini, se dovessero essere confermati in giudizio, sarebbero di assoluta gravità.
La costituzione di parte civile da parte di questa Azienda USL, posizione allineata a quella degli altri soggetti istituzionali interessati (Comune di Correggio, Unione dei Comuni Pianura Reggiana e Regione), ed eseguita nei termini di legge, era doverosa, per un ente che ha il compito primario di assicurare ai cittadini servizi sociali e sanitari di qualità, dove umanizzazione, rispetto della dignità della persona, professionalità e disponibilità rappresentano parte integrante dell’assistenza.
In coerenza con questi valori e nel rispetto dei principi di trasparenza e diligenza della Pubblica Amministrazione, abbiamo ritenuto indispensabile costituirci nell’iter giudiziario.