Le soluzioni per cercare di contenere la pandemia di nuovo coronavirus (limitazioni alla mobilità e chiusure degli esercizi commerciali e dei luoghi di socialità) stanno generando effetti problematici su tutta l’economia, ma con un’evidente polarizzazione: tanto che per alcuni settori del commercio la situazione è drammatica, mentre per altri invece è addirittura migliore di prima.
È questa l’indicazione emersa dall’indagine congiunturale realizzata dalle Camere di commercio e da Unioncamere Emilia-Romagna relativa ai dati del quarto trimestre del 2020. Con la recrudescenza dell’emergenza sanitaria, le vendite a prezzi correnti per gli esercizi al dettaglio in sede fissa dell’Emilia-Romagna hanno subìto una nuova e più ampia flessione (-3,1%) nell’ultimo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019.
L’andamento congiunturale, tuttavia, non è stato affatto univoco: l’epidemia di coronavirus ha accentuato decisamente i processi di cambiamento in corso da anni nel settore del commercio e ha introdotto elementi nuovi. Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte solo dell’1,1%, mentre il dettaglio specializzato non alimentare ha accusato una flessione sensibilmente più ampia (-7,6%). Al contrario, invece, ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno beneficiato della situazione, grazie alla capacità di gestire la difficile contingenza e alle consegne a domicilio, ottenendo un nuovo notevole aumento delle vendite e facendo segnare il più marcato incremento tendenziale (+9,3%) dall’avvio della rilevazione nel 2003.
Nel complesso, però, il commercio al dettaglio ha risentito pesantemente degli effetti della crisi pandemica e il 2020 si è chiuso con una riduzione delle vendite del 5,6%, che rappresenta il calo più ampio dopo quelli conseguenti alla crisi del debito (sia nel 2012 che nel 2013 l’anno si concluse con un -5,7%).
Il fattore rilevante è costituito dal fatto che, rispetto ad allora, la differenza nell’andamento delle vendite tra le diverse tipologie del commercio al dettaglio è enormemente superiore, anzi non è mai stata così ampia. Le vendite della distribuzione specializzata alimentare hanno contenuto il calo a -2%, mentre quelle delle imprese specializzate non alimentari hanno pagato molto di più gli effetti delle restrizioni, facendo registrare la flessione più ampia mai sperimentata dall’inizio della rilevazione (-10,2%).
Sul fronte opposto ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno evidenziato un incremento delle vendite del 4,9%, il miglior risultato dal 2007 per questa tipologia distributiva.
Nel corso dello scorso anno la consistenza della base imprenditoriale si è di nuovo lievemente ridotta: al 31 dicembre 2020 le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 42.715, 879 unità in meno rispetto all’anno precedente (-2%); anche se i veri effetti della pandemia sulla demografia delle imprese si potranno valutare con più precisione soltanto una volta che gli strumenti straordinari di salvaguardia e di tutela dell’occupazione non saranno più in vigore.
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proposta: ma se a tutti questi giovani nuovi italiani, tutta salute e crack, cominciassimo a fargli scavare, dei buchi per terra (altresi' chiamate miniere)
tranquilli che il nuovo reggiano e' gia' stato scarcerato ed e' di nuovo libero di girare per la nostra citta' in cerca di Crack. Se […]
Progetto sulla carta ottimo, poi speriamo non si riveli un semplice viale alberato dove i nuovi reggiani possono distribuire ed acquistare stupefacenti H24.... Rimaniamo fiduciosamente in