Quando ho iniziato a insegnare, non esistevano gli educatori né le cooperative che fornivano educatori e si combatteva per una scuola migliore. Per esempio, se a scuola non c’erano abbastanza docenti di sostegno per i bambini disabili, i sindacati e tutti quanti lottavano per averne di più. Ora non è più così. Non si lotta per le carenze della scuola pubblica. Anzi, queste carenze sono funzionali alla nascita di cooperative sociali che forniscono educatori al posto di insegnanti.
Una cosa vale l’altra, in fondo? Non direi. Perchè? proverò a spiegarlo con poche parole: ogni educatore che io conosco sono di essere un docente o un professore e, solo perché ancora non lo è, è educatore. Gli educatori hanno meno diritti e hanno uno stipendio generalmente più basso, anche perché una parte del loro costo serve per pagare chi gestisce la cooperativa che si pone come ponte, a pagamento, tra domanda e offerta, cioè tra scuola e formatore. E’ meglio o peggio, per la scuola e per chi lavora nel campo dell’educazione, rispetto a venti o trenta anni fa?
La cosa che più mi delude è che anche nel cosiddetto centrosinistra, invece di esserci una battaglia vera e seria per la salvaguardia e la crescita della scuola pubblica, attraverso quest’idea delle cooperative di educatori si sia passati, di fatto, per primi, alla privatizzazione della scuola, che a lungo andare finisce per ledere, nel nome di una qualità sempre maggiore dell’offerta, con il dettato costituzionale della gratuità della scuola. Un disastro. Che a sinistra nessuno sembra vedere.
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