Nomine Acer Reggio, Tarquini e Migale: “I sindaci reggiani meri ratificatori di Massari e De Franco”

Acer Reggio Emilia

A Reggio continua a tenere banco la questione della nomina, avvenuta a fine luglio, del nuovo consiglio di amministrazione di Acer, l’Azienda casa Emilia-Romagna: il nuovo presidente è l’ex consigliere regionale dell’Emilia-Romagna Federico Alessandro Amico, che sarà affiancato dall’ex sindaca Pd di Guastalla Camilla Verona nel ruolo di vicepresidente e da Federica Zambelli, attiva nel mondo associativo e sociale reggiano, in qualità di consigliera.

Per i consiglieri comunali reggiani Giovanni Tarquini e Carmine Migale e per Matteo Marchesini dell’associazione Reggio Civica “il caso Acer è il simbolo dell’inadeguatezza di questo sindaco e di questa giunta. Nulla di personale nei confronti dei neo-nominati componenti del consiglio di amministrazione, ma si consideri che: il presidente Amico è privo dei requisiti di professionalità previsti dalla legge regionale n. 24/2001 e dallo statuto di Acer; la vicepresidente Verona non poteva ricevere l’incarico per inconferibilità in ragione del suo ruolo di presidente di Sabar, affidato pertanto in aperta violazione di legge (decreto attuativo della legge Severino, D. lgs n. 39/2013, art. 4) e, per di più, non poteva essere nominata vicepresidente dalla Conferenza degli enti che si è arrogata una prerogativa, quella della nomina del vicepresidente, che è invece del nuovo consiglio di amministrazione; la terza componente, Zambelli, è priva di entrambi i requisiti previsti, quello di professionalità (sempre secondo quanto previsto dalla legge regionale e dallo statuto) e quello di onorabilità, stante la sua nota partecipazione a iniziative di occupazioni abitative irregolari sul territorio”.

Insomma, “un bell’en plein. Ciò che indigna rispetto alla chiara necessità per i cittadini di sapere che la città viene guidata da persone competenti, e non invece da trame e giochi di partito, è la superficialità con cui è stato gestito un ricambio ai vertici di un’azienda tanto complessa per far posto a soggetti con i quali erano evidentemente nate delle non meglio precisate intese dentro alle oscure stanze del partito, evidentemente già dai tempi della scorsa campagna elettorale”.

“E ciò che ancor più ripugna – hanno aggiunto Tarquini, Migale e Marchesini – è constatare che nell’attuazione di questo piano scellerato, il sindaco e il suo vice hanno strumentalizzato con arroganza la Conferenza degli enti, che è l’organo che raccoglie il presidente della Provincia e i sindaci dei Comuni quali titolari, per legge, dell’Agenzia Casa Emilia-Romagna di Reggio, inducendoli a una mera presa d’atto e a un voto di semplice ratifica delle decisioni del partito. Con l’unica eccezione del sindaco di Casalgrande”.

Tra le tante domande, “viene da chiedersi come mai tutti gli altri sindaci abbiano aderito a questo progetto. Ne erano al corrente? Hanno avuto modo di verificarne la bontà e la legittimità? Evidentemente no! Su di loro, persone per bene che ricoprono incarichi di grande responsabilità nei loro più piccoli contesti di paese, si è voluto scaricare il peso di una scelta illegittima che noi non intendiamo far passare sotto silenzio e che – se non verrà modificata e se non verranno fatte nuove nomine nel pieno rispetto della legge e dello statuto di Acer – renderemo oggetto, come già detto in precedenti occasioni, di un esposto alle autorità di controllo”.

La legge regionale n. 24/2001, art. 44, c. 3 e lo statuto di Acer (art. 8, c 3), hanno ricordato Tarquini, Migale e Marchesini, “prevedono che nella scelta dei componenti del consiglio di amministrazione la Conferenza degli enti deve valutare i curriculum dei possibili candidati e che detti curriculum devono documentare le specifiche ‘competenze in riferimento alle attività statutarie di Acer e le funzioni già svolte’. È stato fatto tutto questo? Ancora una volta la risposta è no! Allora è bene che i tre neo-nominati amministratori, a partire dal presidente, si dimettano immediatamente e che il sindaco e il vicesindaco di Reggio si muovano d’ora in poi soltanto nel rispetto della legge, dei loro colleghi sindaci dei Comuni della provincia e dei cittadini”.



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