Riceviamo e pubblichiamo in versione integrale questo intervento di Giacomo Caprari, responsabile di Comunione e Liberazione Reggio Emilia.
Vorremmo offrire un contributo al dibattito nato in seguito all’eliminazione del riferimento a Gesù in una canzone natalizia nella scuola San Giovanni Bosco di Reggio Emilia.
Il primo dato elementare e oggettivo è che il Natale è innanzitutto un fatto storico: la nascita di Gesù Cristo duemila anni fa. Un fatto così decisivo da aver generato cultura, arte, musica, relazioni e valori che hanno plasmato il nostro continente e il mondo intero. Basti pensare che la stessa scansione del tempo, il modo in cui contiamo gli anni della storia, prende avvio da quell’evento. Che si creda o no, questa è un’oggettività storica. Cancellarla significa nascondere un pezzo di realtà.
Come ha scritto il nostro arcivescovo, mons. Giacomo Morandi: “L’esperienza e la vita cristiana sono una realtà essenziale della nostra identità sociale e pubblica che non si può e non si deve cancellare […]. L’identità non è un ostacolo al dialogo, al contrario ne è una condizione e una premessa indispensabile”.
Vorremmo soffermarci in particolare su una conseguenza educativa profonda di questo fenomeno, spesso definito “cancel culture”, di cui il caso del canto natalizio è solo un esempio. Don Luigi Giussani fin dalle prime ore del suo insegnamento di religione nelle scuole superiori milanesi, all’inizio degli anni ’60, sfidava così i suoi studenti: “Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io vi dirò. E le cose che io vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un lungo passato: duemila anni”.
Se si cancella la storia, non si mette in gioco la libertà. La libertà nasce solo davanti a una proposta. La tradizione, la nostra storia, sono una proposta: qualcosa di dato, con cui ciascuno è chiamato a fare i conti. Come è stato scritto recentemente, “la tradizione… è una domanda aperta da abitare”. Al contrario, se si cancella tutto in nome del rispetto o del dialogo, si finisce per lasciare le persone – e in particolare i giovani – in balia del potere dominante.
Si pensa che la libertà consista nel non avere legami, nel non appartenere a nessuna storia. Ma questa non è libertà: è istintività. Qui si gioca la vera sfida educativa. Una sfida che stima profondamente i ragazzi, che prende sul serio la loro coscienza e la loro libertà. Non cancellando la storia e lasciandoli smarriti, ma offrendo loro un metodo per discernere il vero dal falso.
E allora la domanda riguarda innanzitutto noi adulti, noi educatori: abbiamo un metodo per giudicare la realtà o siamo noi per primi in balia del potere? Cristo per noi non è una favola o un mito, è un Fatto che da duemila anni si pone come compagnia e risposta al desiderio infinito del cuore dell’uomo e pretende di avvenire e di essere presente ancora oggi attraverso l’amicizia di coloro che Lo seguono.
Ed è per la gratitudine verso questa amicizia che abbiamo incontrato che invitiamo tutta la città al Presepe Vivente organizzato da Avsi domenica 21 dicembre alle 16 davanti alla Cattedrale. Perché ciascuno, stando in piedi e guardando la rappresentazione, possa lasciarsi liberamente interrogare dall’ipotesi del Dio fattosi bambino nella grotta di Betlemme per la salvezza di tutti gli uomini.
Giacomo Caprari
responsabile Comunione e Liberazione – Reggio Emilia







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