L’odio antisemita

attentato sinagoga Manchester

Due morti in una sinagoga di Manchester. Non è solo un attentato, è un segnale: l’antisemitismo dilaga. Non solo in Inghilterra. Anche qui. Lo si vede negli slogan urlati nelle piazze: “Palestina dal fiume al mare”. Significa cancellare Israele. Non un appello alla pace, ma all’eliminazione.

E qui da noi un’assessora all’educazione, musulmana, parla del “primo genocidio della Storia”. Una bestemmia civile e culturale. Immane genocidio è stato l’Olocausto. Dire il contrario significa negare la Shoah, minimizzare il nazismo. Mi chiedo dove sia finita la sinistra colta e consapevole che costruì la Repubblica, che fece della memoria una bandiera. Dove siano i viaggi della memoria, le scolaresche portate a Dachau, ad Auschwitz, a vedere coi propri occhi. Tutto dimenticato, tutto insabbiato, sostituito dal rancore, dalla propaganda, dal vuoto.

Si condanna Netanyahu e le sue politiche criminali. Giusto. Ma sempre più spesso dietro la condanna si agita il simulacro di una “rivoluzione globale”. Così la chiama l’Albanese, aspirante Che Guevara di cartone. Una formula che non contiene nulla: ognuno ci mette dentro la rabbia che preferisce.

Colpa anche della nostra generazione, che non ha saputo insegnare la storia. Per questo oggi i ragazzi confondono vittime e carnefici, libertà e totalitarismo, memoria e propaganda. Occupare le università non è ribellione: è negare il diritto allo studio. Metodi sbagliati, conseguenze peggiori. E toccherà loro pagarle.




Ci sono 7 commenti

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    • kursk

      esattamente!!!! ed i nostri “sinistrelli antagonisti finto-pacifisti propal” che si riempiono la bocca con la parola Resistenza ogni tre per due…..come la vedono questa cosa ? nessun disagio ?

  1. Guido Giannetto

    È evidente, agli occhi di chi non è sprovveduto, che spesso, dietro le giuste mobilitazioni per i fatti della striscia di Gaza , esistono agitatori e movimenti chiaramente antisemiti. Dunque filo -nazisti. Ignorare questo preoccupa molto per il nostro futuro prossimo. Grazie a Nicola che opportunamente ce lo ricorda.


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