Mi ritrovo tra i sostenitori dello stile Draghi nella comunicazione. Ho apprezzato che abbia detto “prima facciamo, poi comunichiamo”. Non considero come ostacolo un utilizzo parco dei social media: siamo invasi da propaganda spacciata per informazione, i politici credono che postare di tutto e su tutto nei propri profili social assicuri una tribuna capace di tradursi in like, consensi, voti.
Draghi sa di non doversi far votare da nessuno ed è un bel vantaggio. Ci siamo finalmente liberati del blob magniloquente dell’accoppiata super vanesia Casalino-Conte. Ora la dieta Draghi scontenterà i media più bulimici, ma se non altro ci fa di nuovo respirare e, circostanza rara, riflettere prima di metterci a discutere e litigare.
Questa riluttanza all’esibizione di se stesso è un ritorno a quote più normali, ça va sans dire, dopo le stagioni di sbraco narcisistico dei Berlusconi, dei Renzi, dei Conte. È singolare osservarlo oggi, ricorrenza dell’unità d’Italia, e davvero sorprende nella sua eccezionalità. Ci si può legittimamente attendere un Draghi mai tentato dall’avventura politica, come invece il suo predecessore Monti, e ci rassicuriamo nella convinzione che mai si esporrà alle trovate della tv trash con tanto di cagnolini in braccio a favore di telecamera. Non perda mai il tratto del suo carattere, il presidente Draghi, e rimanga se stesso in qualsiasi circostanza. Persino nel caos permanente che ne contraddistingue il dibattito politico, esiste una larga parte di italiani che apprezzano low profile e sobrietà.
Detto questo, se il premier intende agire piuttosto che parlare, e parlare appunto solo quando è strettamente necessario, tra oggi e venerdì l’occasione si presta eccome e riguarda la delicata questione dei vaccini anti-Covid. Lo stop europeo alle somministrazioni di AstraZeneca ha generato inevitabili preoccupazioni e timori nella popolazione, soprattutto in Italia. Occorre ridefinire un assetto di fiducia tra governanti e governati, una rassicurazione non generica o esclusivamente medica. Serve un atto politico all’altezza della sfida.
Il primo obiettivo che va centrato in questo momento, e coglierlo spetta al governo, è ricreare un legame solido tra le decine di milioni di italiani rimasti sconcertati dalle reazioni avverse ad AstraZeneca. Lo stop precauzionale dovrebbe concludersi già domani o venerdì, ma non bastano decisioni burocratiche quando in ballo c’è la salute. Occorre ristabilire un accordo fiduciario, un patto tra istituzioni e cittadini che metta in chiaro un principio: non ci sono divisioni, siamo tutti dalla stessa parte nella lotta al Covid, anche e soprattutto sui vaccini occorre muoversi con assoluta responsabilità.
A me pare che l’unico strumento utile per relazionarsi con cittadini adulti e consapevoli abbia a che fare con la trasparenza e la completezza delle informazioni. Qualsiasi farmaco prevede controindicazioni, ma qualsiasi azione che noi compiamo ne comporta. L’anziana investita in strada a Taranto subito dopo avere ricevuto l’iniezione vaccinale è un caso tipico: si muore sempre di qualcosa, si muore anche senza avere contratto malattie.
Preso atto che nessuno è immortale (sarebbe utile che lo ricordassimo nelle nostre riflessioni), oggi in Italia e in quasi tutta Europa è necessario che i governi assumano scelte politiche. È probabilmente il caso che i leader parlino con una voce sola. Mi auguro che sia la voce di Draghi.
Ultimi commenti
combatti Nicola combatti...! occorrono ancora discorsi di buon senso...
No in tal caso il maranza è solo da capire e coccolare
Ma no, soffre di cervicale, ed il clima locale non la aiuta di certo. Nella sua civilissima terra natia c'è meno umidità, quindi...