La trasformazione della governance educativa: riflessioni di un socio fondatore di Reggio Children

Centro internazionale Loris Malaguzzi Reggio Children – FM

È arrivata a 24Emilia una lettera, firmata da Agostino Cavagnari, socio fondatore di Reggio Children srl, sulla trasformazione della governance educativa a Reggio. La riportiamo integralmente.

 

Nelle ultime settimane, le cronache locali hanno riportato con insistenza ipotesi di riorganizzazione delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, con particolare riferimento a un possibile mutamento della governance che coinvolgerebbe Reggio Children srl. Tale dibattito, per quanto frammentato e non sempre chiaramente argomentato, ha acceso in me — socio fondatore di Reggio Children e genitore che ha vissuto in prima persona la nascita di questo straordinario percorso educativo — un senso di urgenza. Urgenza di parola, ma soprattutto urgenza di memoria, di verità, di condivisione.

Vorrei perciò offrire alcune riflessioni, non tanto in difesa di una struttura societaria, quanto a tutela di una visione educativa che ha reso Reggio Emilia un faro internazionale, e che oggi rischia di essere disarticolata senza il necessario respiro storico e senza il coinvolgimento delle sue fondamenta: le famiglie, gli insegnanti, i cittadini.

Le origini: una città che educa insieme

Trent’anni fa, quando Reggio Children vide la luce, ero semplicemente un padre. Mia figlia frequentava la scuola dell’infanzia Diana, e in seguito altri due, una scuola che di lì a poco sarebbe stata proiettata al centro del panorama educativo internazionale grazie al celebre articolo di Newsweek, che la definì “la migliore scuola al mondo” per la fascia 3-6 anni. Quelle parole non furono solo una lusinga. Furono una chiamata. Insieme a decine di genitori, educatori, cittadini, amministratori illuminati, iniziammo a interrogarci su come raccogliere e rilanciare quella sfida.

Non fu una decisione presa nei corridoi del potere, né nei retrobottega delle strategie amministrative. Fu un processo collettivo, generato da assemblee pubbliche, incontri nelle scuole, riunioni nei quartieri. Nacque un comitato, un desiderio diffuso di contribuire. Scegliemmo — con determinazione ma anche con senso di responsabilità — di costituire una società, la Reggio Children srl, che potesse fare da ponte tra l’esperienza educativa comunale e le sempre più numerose richieste provenienti dall’estero.

Reggio Children: una società con un’anima pubblica

Reggio Children non è una società qualunque. Il Comune ne detiene la quota di maggioranza. Gli altri soci, tra cui il sottoscritto, sono genitori, insegnanti, cittadini. Non azionisti in cerca di dividendi, ma persone che hanno vissuto l’esperienza educativa reggiana sulla propria pelle, che hanno voluto mantenere vivo un presidio collettivo, sociale, civico.

Il nome stesso — Centro Internazionale per la Difesa e la Promozione dei Diritti e delle Potenzialità dei Bambini e delle Bambine — non è un’etichetta di marketing, ma un impegno pubblico, una dichiarazione di intenti. Fu Loris Malaguzzi, con la sua straordinaria visione pedagogica, a far sì che quel nome non fosse solo un titolo ma un mandato etico. Purtroppo, Malaguzzi ci lasciò proprio mentre il progetto prendeva corpo. Ma non ci lasciò senza un’eredità: ci lasciò con una responsabilità.

Un motore culturale, economico e civile

Fin dalla sua fondazione, Reggio Children ha svolto un ruolo strategico e delicato: valorizzare l’esperienza pubblica educativa di Reggio Emilia attraverso l’interlocuzione con il mondo. E non si è trattato solo di relazioni culturali. Grazie a quell’interesse internazionale, la società ha potuto generare risorse che sono state sistematicamente reinvestite sul territorio. Solo nel 2024, Reggio Children ha trasferito 500.000 euro a scuole e nidi. Cifre analoghe sono state garantite anche in anni precedenti, con l’eccezione del biennio pandemico 2020-2022.

Tutto ciò ha significato attrezzature, progetti, percorsi formativi, possibilità di sviluppo per i servizi educativi reggiani. Ma non solo. Ha significato anche un indotto per la città: migliaia di visitatori stranieri, delegazioni, studiosi, studenti, professionisti, che hanno alloggiato, mangiato, camminato e vissuto il Centro Storico. Reggio Children ha contribuito, in modo forse non sempre visibile, alla vitalità culturale ed economica di Reggio Emilia.

Sulla Fondazione e sul valore della prossimità

Più volte, negli anni, è stato proposto ai soci di Reggio Children di confluire nella Fondazione. Non ho mai accolto quell’invito. Non perché disconosca il valore delle fondazioni, ma perché ne riconosco la distanza: sono enti spesso orientati a logiche più ampie, più astratte, dove i piccoli soci — i cittadini — contano poco o nulla. La mia scelta è sempre stata guidata da una convinzione: l’educazione si fa da vicino, non da lontano. Si costruisce nel dialogo diretto, non nella delega.

Trasparenza, partecipazione e verità

È per questo che osservo con disorientamento il dibattito attuale. Si parla di trasformazioni, di governance, di strategie. Ma senza un vero confronto con chi ha dato vita a questo progetto. E soprattutto, senza una chiarezza sui dati. Perché se davvero vogliamo parlare di bilanci, parliamone. Reggio Children è una realtà economicamente sana. Ha trasferito risorse, non solo alle scuole, ma persino alla Fondazione: 250.000 euro nel 2020, 320.000 nel 2021, 550.000 nel 2022. Oltre un milione di euro in tre anni. Tutti dati pubblici, presenti nei bilanci dell’Istituzione Scuole e Nidi.

Allora la domanda è: perché si discute di un cambiamento radicale senza partire da ciò che funziona? Perché non si valorizza il modello partecipativo che ha fatto grande questa esperienza?

Conclusione: custodire il senso di un’eredità viva

Questo mio intervento nasce da una passione che non si è mai spenta. L’educazione è un bene comune. E Reggio Children è una delle sue forme più riuscite. Se oggi si vuole davvero pensare al futuro, si cominci col tornare all’ascolto. Si coinvolgano i cittadini, si racconti la verità, si parta dai bambini. Si ricordi che l’identità educativa di una città non è un affare amministrativo. È un patto morale. Un’eredità collettiva. Un gesto quotidiano di fiducia.

Reggio Emilia ha costruito nel tempo un modello educativo conosciuto in tutto il mondo. Lo ha fatto con amore, con fatica, con partecipazione. Oggi ha il dovere di continuare a farlo, senza snaturarlo.

 

Agostino Cavagnari
Socio fondatore di Reggio Children srl – Cittadino di Reggio Emilia



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