La “sicilitudine” di Andrea Camilleri ne “Il Casellante”

Il casellante, di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, dal romanzo dello stesso Camilleri, andrà in scena sabato 10 (ore 20.30) e domenica 11 febbraio (ore 15.30) al Teatro Ariosto nella Stagione di Prosa: è uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, la musica e l’immagine.


 

Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, il Casellante  – con Moni Ovadia a vestire i panni di diversi personaggi, disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. 
Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
 Al debutto nazionale al 59mo Festival dei Due Mondi di Spoleto di giugno 2016, il pubblico ha applaudito con calore tutta la compagnia e specialmente Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere, Valeria Contadino, intensa Minica, e Mario Incudine, al cui estro compositivo si devono le incalzanti musiche di scena.