La resa di Letta: non cambia Carta valori

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Alla fine l’hanno spuntata i proponenti del confronto tra gli sfidanti alla segreteria, tra i quali: Verini, Ceccanti, Serracchiani, Delrio, Madia, Picierno, Graziano. Cioè i pervasi dall’antico spirito ulivista che non vogliono toccare la Carta dei valori, motivo per il quale la rappresentativa popolare nel partito, capeggiata dall’ex deputato reggiano Pierluigi Castagnetti, ha minacciato nei giorni scorsi la scissione.

Così, il segretario uscente del Pd Enrico Letta, che al dibattito del Nazareno tra i 3 candidati alla segreteria si è collegato da casa per un’influenza, alla fine non toccherà la Carta dei valori, lascerà che lo facciano, forse, coloro che verranno dopo di lui. Detto questo, subito un riferimento al Qatargate: “Siamo una comunità di gente per bene, che vuole pulizia e che da questo scandalo venga fuori trasparenza. Ribadisco che ci costituiremo parte lesa” “Serve un ricambio, una nuova classe dirigente. E un allargamento ad energie che sono fuori”, ha rimarcato il leader dimissionario, difendendo il percorso costituente, “che non è una caricatura”. “Il gruppo dirigente che arriverà farà meglio di me”, ha aggiunto.

Il dibattito tra i candidati, Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Paola De Micheli, sei minuti ciascuno per esporre la propria tesi, è stato soft.
Ha tenuto banco la data del congresso e delle primarie. Sia De Micheli che esponenti vicini a Bonaccini da giorni chiedono un anticipo rispetto al 19 febbraio, data prefissata per le primarie aperte mentre le primarie chiuse sono fissate per il 12 febbraio.



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  1. beppe

    Su Formiche Giuseppe Fioroni dice: «In sostanza, per venire incontro alle difficoltà di una sinistra orfana del mito della rivoluzione, benché “democratica e progressiva” secondo la versione del comunismo italiano, si è finito per gettare nel calderone delle ideologie da rottamare quella che non era neppure un’ideologia in senso stretto, ma una cultura politica viva e vitale, per altro uscita vittoriosa dalle lotte del “secolo breve”: vale a dire, la cultura rappresentata dal popolarismo di ispirazione cristiana. E quando il Pd ha scelto l’ancoraggio in Europa al gruppo parlamentare dei socialisti – da quel momento ridenominato “socialisti e democratici” – ha reso ancora più ardua la tenuta del popolarismo a motivo della sua intrinseca subalternità alla sinistra neo-illuminista, preoccupata sempre più di estendere e garantire i diritti individuali, più che incarnare un progetto di solidarietà in armonia con i princìpi e i valori iscritti nella Carta costituzionale».


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