In Regione via libera bipartisan a una risoluzione per la realizzazione della diga di Vetto

Val dEnza Vetto maps

Mercoledì 25 gennaio l’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato una risoluzione – presentata in aula dal consigliere di Rete Civica Marco Mastacchi – per chiedere alla giunta Bonaccini di valutare la realizzazione della cosiddetta diga di Vetto, un invaso sul fiume Enza tra le province di Reggio e di Parma.

Sulla risoluzione è intervenuto anche un maxi-emendamento condiviso da diverse parti politiche: lo hanno firmato i consiglieri del Pd Matteo Daffadà, Massimo Bulbi e Pasquale Gerace, le consigliere della lista Bonaccini Presidente Stefania Bondavalli e Giulia Pigoni, Gabriele Delmonte della Lega e lo stesso Mastacchi.

“Il risultato che si vuole ottenere – ha spiegato il capogruppo di Rete Civica durante la seduta – è quello di far sì che gli studi che sono in corso tengano conto di tutte le opportunità che derivano da un investimento epocale come questo e che si parli in particolare di usi plurimi e non solo di utilizzo irriguo, che limiterebbe fortemente la sua potenzialità. Questo è un passaggio storico: dopo tanti anni si sta concretizzando la possibilità di sbloccare una situazione che il territorio attende da tempo. Non dobbiamo assolutamente sprecarla realizzando un’infrastruttura che risolve solo parte di problemi che sono sotto gli occhi di tutti”.

“Serve lasciare da parte l’ostracismo verso gli invasi in montagna, i ritardi sono già eccessivi e l’emergenza idrica dovuta ai lunghi periodi di siccità (con anche rischi idrogeologici) rende necessari interventi strutturali come nuovi invasi capaci di stoccare grandi quantità di acqua accessibile ai nostri agricoltori”, ha spiegato Mastacchi, che ha accennato anche alla necessità “di pianificare bacini anche su Modena, Bologna, Forlì e Piacenza, in quanto quelli esistenti sono insufficienti”.

“La volontà di questa Regione è chiara – ha sottolineato il consigliere regionale reggiano del Pd Costa – ed è negli atti che sono stati fatti: la Regione ha finanziato con quasi mezzo milione di euro lo studio sui deficit idrici della val d’Enza e sta finanziando tutti gli interventi sugli invasi minori, sui canali, in agricoltura, per ridurre la dispersione d’acqua e per un uso più efficiente”.

Lo scorso agosto la Regione Emilia-Romagna ha ottenuto dall’allora governo Draghi 3,5 milioni per realizzare uno studio di fattibilità tecnico, economico e ambientale di un invaso “che, nonostante tutte le altre azioni che ho appena elencato, sarà comunque necessario”, ha detto Costa, che in aula ha ricordato le tappe del percorso di confronto con Comuni, Province e cittadinanza attuato in questi anni.

Ora, ha aggiunto Costa, “chiediamo che lo studio tecnico arrivi quanto prima, e che nel frattempo il governo trovi le risorse per finanziare l’opera. Noi come Regione quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Quello che possiamo fare per un uso più intelligente ed efficace dell’acqua lo stiamo facendo sostenendo i Consorzi di bonifica e irrigui, sostenendo il comparto agricolo nell’innovazione. E abbiamo chiarito ormai da molto tempo che nonostante tutti questi sforzi gli studi ci dicono che sarà comunque necessario un invaso. Adesso ci aspettiamo che al nostro impegno ne corrisponda altrettanto a livello centrale: le risorse per queste opere passano dal livello nazionale. E chiunque dica che prima va fatto l’invaso e poi tutto il resto non sa di cosa parla: le leggi prevedono che il soggetto pubblico dimostri di aver fatto prima tutti gli interventi sulle infrastrutture minori per risparmiare acqua, e solo dopo potrà essere autorizzato a farne di nuove”.

Soddisfatto anche il consigliere reggiano della Lega Delmonte, responsabile del dipartimento montagna della Lega Emilia: “Un passo avanti, significativo, è stato fatto: a differenza dello scorso mandato, nel quale la discussione verteva sul se crearla o meno, oggi che la realizzazione della diga di Vetto è diventata una certezza, avallata anche dal via libera del Ministero delle infrastrutture guidato da Salvini, il dibattito si è spostato sul come farla. Ma mi ha lasciato stranito lo studio effettuato dall’Autorità di bacino, che prevederebbe la realizzazione di un invaso da 27 milioni di metri cubi d’acqua”.

“Come Lega abbiamo le idee chiare: serve un invaso da 100 milioni di metri cubi, funzionale a un uso plurimo, in grado di rispondere a più fabbisogni. Si consideri infatti che dalle relazioni fatte dai tecnici della Regione emerge come i fabbisogni civili e industriali richiederebbero 48 milioni di metri cubi, mentre quello agricolo (da cui dipende anche la produzione di quel fiore all’occhiello che è il Parmigiano Reggiano) 58 milioni: vien da sé come sia pertanto ragionevole parlare di un invaso in grado di distribuire almeno 100 milioni di metri cubi d’acqua all’anno”.

“Certo, se anziché perdere tempo nel passato, frenati da una stolta ideologia ambientalista che ha portato a pompare acqua “dal basso”, anziché raccoglierla “dall’alto” oggi il sistema val d’Enza avrebbe un problema in meno, ma tant’è: oggi maggioranza e opposizioni (tranne Movimento 5 Stelle ed Europa Verde) sono concordi nel fare l’opera, pertanto dobbiamo cercare di non dividerci sul come realizzarla”.

La contrarietà dei pentastellati è stata espressa dalla capogruppo Silvia Piccinini: “Pensare che la diga di Vetto possa essere la soluzione a tutti i mali per quel che riguarda l’approvvigionamento idrico e la siccità della val d’Enza è pura illusione. Non si può rispondere a questa emergenza rispolverando opere faraoniche che vedranno la luce solo tra 10-15 anni. La posizione del MoVimento 5 Stelle riguardo a quest’opera non è cambiata, nonostante se ne torni ciclicamente a parlare da ormai più di trent’anni: piuttosto che realizzare una struttura di quel tipo, sarebbe necessario puntare con decisione su microinvasi sfruttando per esempio le tante cave dismesse presenti in Appennino, agire per l’efficientamento e il risparmio idrico attraverso le innovazioni tecnologiche ad oggi disponibili e investendo su colture a minor fabbisogno idrico. Ecco perché crediamo che le politiche di questa Regione dovrebbero andare verso questi obiettivi e non continuare a parlare di soluzioni semplicistiche che in realtà hanno poca attinenza con la realtà e con la drammaticità dei cambiamenti climatici, che oggi sono sotto gli occhi di tutti”.