È stato fermato nella tarda serata di giovedì 15 maggio, e portato in carcere nella notte, Peter Pancaldi, l’uomo di 44 anni accusato di aver ucciso l’ormai ex compagna Daniela Coman, trovata senza vita nella serata di mercoledì 14 maggio da carabinieri e vigili del fuoco in un appartamento al primo piano di una palazzina di via Dinazzano, a Prato di Correggio.
Giovedì l’uomo era stato interrogato dagli investigatori, coordinati dalla pm della Procura di Reggio Valentina Salvi, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere; nelle ore successive, tuttavia, sono emersi gravi indizi di colpevolezza a suo carico che hanno portato gli inquirenti a emettere un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Pancaldi, accusato di omicidio premeditato aggravato – in quanto commesso su una persona vittima di atti persecutori.
L’uomo, nel lungo interrogatorio che ne è seguito, avrebbe confessato il delitto, sostenendo di aver ucciso l’ex compagna perché, a suo dire, gli aveva fatto lasciare la precedente compagna, che lo sosteneva anche economicamente. Pancaldi, infatti, era attualmente disoccupato e con problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti.
La vittima, 48 anni, di nazionalità rumena, era impiegata in una società di elettronica a Baggiovara; ufficialmente residente a Sassuolo, in provincia di Modena, conviveva da circa un mese a Correggio con il suo nuovo compagno, nell’appartamento che l’uomo aveva affittato da dicembre e in cui poi è stata trovata senza vita.
A far scattare l’allarme è stato l’ex marito della donna, un uomo di 68 anni residente nel Modenese con cui Daniela Coman aveva anche avuto un figlio (che oggi ha 11 anni); dopo la fine della relazione, terminata circa un anno fa, i due erano comunque rimasti in buoni rapporti, continuando a sentirsi quotidianamente. Ed è stato proprio il fatto che la donna, improvvisamente, non rispondesse più ai messaggi e alle telefonate, né alle sue né a quelle della sorella, oltre al fatto che non si fosse presentata a scuola per prendere il figlio, ad allarmare l’ex marito, che si è presentato ai carabinieri di Sassuolo per denunciarne la scomparsa – facendo peraltro esplicito riferimento alla preoccupazione per il rapporto che Coman aveva con il nuovo compagno.
Quando i carabinieri di Correggio, intorno alle 22.30 di mercoledì sera, sono arrivati in via Dinazzano, non ricevendo risposta dall’interno hanno forzato la porta dell’appartamento con l’aiuto dei vigili del fuoco di Reggio: una volta entrati, hanno trovato il cadavere della donna sotto un piumone, ma nessun segno del compagno.
Mancava anche l’auto della vittima, una Peugeot 206 bianca: ed è stato proprio grazie alla targa della macchina che, poco prima delle due di notte, grazie anche al supporto dei carabinieri modenesi, Pancaldi è stato rintracciato e fermato a Modena, dopo essere stato trovato alla guida dell’auto della compagna in stato di alterazione.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, illustrata in conferenza stampa presso il comando provinciale dei carabinieri di Reggio dal procuratore Calogero Paci, che ha coordinato le indagini, la vittima sarebbe stata attirata con l’inganno nella casa dell’ormai ex compagno e qui sarebbe stata soffocata fino alla morte.
I due, dopo una breve relazione, si erano lasciati di recente. Mercoledì mattina Daniela Coman è stata contattata da Pancaldi, che le avrebbe chiesto di riprendersi alcuni effetti personali dalla casa di Correggio; l’incontro, a quanto risulta, si sarebbe svolto in modo pacifico. Successivamente, però, l’uomo l’ha richiamata, sostenendo che in un computer e in una macchina fotografica fossero rimaste alcune foto del figlio della donna e chiedendole di tornare a recuperarle; ma, stavolta, si trattava di una trappola e in quel frangente è avvenuto il delitto.







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