L’incertezza legata all’evolversi della situazione mondiale attuale e i dazi minacciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump (30% sulle merci in arrivo dall’Unione europea dal primo agosto in poi) hanno fermato la crescita del valore dell’export agroalimentare italiano in Usa, che a maggio è crollata al +0,4% – con risultati peraltro negativi per tutti i prodotti più esportati, dal vino all’olio, fino a formaggi e passata di pomodoro.
È questo il quadro che emerge dall’analisi di Coldiretti sui dati Istat, presentata in occasione dell’assemblea di Coldiretti. All’appuntamento erano presenti agricoltori provenienti da tutta Italia, il presidente nazionale dell’associazione Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, ma anche il vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario europeo per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme Raffaele Fitto e Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare del governo Meloni.
L’assemblea di Coldiretti è stata l’occasione per un momento di confronto sul futuro dell’agricoltura italiana ed europea alla luce delle scelte di bilancio dell’Unione, che vedono sul tavolo la proposta di un taglio del 20% dei fondi della Pac (Politica agricola comune) 2028-2034, e dell’impatto dei dazi statunitensi sull’economia italiana.
Dopo un primo trimestre dell’anno in cui le esportazioni agroalimentari hanno fatto segnare una crescita media in valore dell’11%, da aprile (primo mese di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10% da parte degli Stati Uniti) il dato è diminuito a +1,3%, per poi scendere ulteriormente a maggio. A pesare è stato anche il fatto che i dazi aggiuntivi sono andati a sommarsi a quelli già esistenti, penalizzando in particolar modo alcune filiere cardine dell’economia italiana: secondo l’analisi di Coldiretti, attualmente i formaggi pagano un dazio del 25%, il pomodoro trasformato, le marmellate e le confetture del 22%, la pasta farcita del 16%, i vini intorno al 15%.
Il risultato è che a maggio sono calate le esportazioni in valore per alcuni dei prodotti simbolo del made in Italy, dall’olio extravergine d’oliva (-17%) ai formaggi (-4%) fino al pomodoro trasformato (-17%), mentre sul fronte del vino si segnala un recupero del 3% rispetto al dato negativo di aprile.
Per il presidente di Coldiretti Prandini “la diminuzione dei consumi sul mercato americano non è data solo dall’incertezza dei dazi: c’è l’inflazione in aumento e c’è anche una svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro che rende i nostri prodotti più cari. Se andiamo a sommare tutto questo al 30% di dazi minacciato ora, in particolare sugli alimentari, abbiamo un effetto quasi insostenibile per la nostra economia, visto che per l’agroalimentare il mercato Usa è il secondo per importanza a livello globale. Detto ciò, mi pare chiaro che la risposta non possano essere i controdazi bensì un accordo tra pari”.
Anche secondo il segretario generale di Coldiretti Gesmundo “serve trovare un accordo che tuteli le nostre imprese senza fare cedimenti sul fronte della qualità e della sicurezza alimentare, con un cambio di passo rispetto a una situazione attuale dove la presidente della Commissione europea von der Leyen non si è letteralmente vista, incapace di mettere sul piatto le numerose aperture e concessioni fatte agli Stati Uniti negli ultimi mesi su molteplici fronti, a partire dal forte aumento del contributo europeo alle spese Nato. Ci ritroviamo così a vivere una situazione paradossale e asimmetrica nei nostri rapporti con l’America che rischia di infliggere un colpo mortale al nostro export”.







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